Hiroshima per un mondo senza armi nucleari
Oggi il presidente degli Stati Uniti, Obama, visiterà Hiroshima. Spero ardentemente che non si limiterà a una visita protocollare e ufficiale ma che piuttosto abbia la possibilità di incontrare qualcuno dei sopravvissuti per ascoltarne la testimonianza diretta sia pure a 71 anni di distanza. A chiunque di noi sia capitato di ascoltare quei racconti, hanno provocato dolore, indignazione e rabbia. Spero che quella testimonianza provochi in lui il ripensamento (pentimento?) per la recente decisione di aumentare sostanzialmente la spesa statunitense per il nucleare (un triliardo di dollari) e di ricredersi sulla mancata partecipazione del suo Paese alla conferenza mondiale dell’impatto umanitario del nucleare. Che decida, infine, di unirsi ai paesi (150) che hanno iniziato il percorso per la messa al bando delle armi nucleari. Insomma un altro mondo è possibile quando ascoltiamo le vittime. Intanto il segretario generale dell’ONU, Ban-Ki Moon, ha chiesto ai 57 capi di stato e ai 6.000 delegati riuniti a Istanbul per il primo summit umanitario di destinare annualmente 240 milioni di dollari per poter affrontare le crisi umanitarie. E ha fatto notare che quella cifra rappresenta soltanto l’1% della spesa militare mondiale.