CHIESA

Diaconesse

Donne diacono: una possibilità?
Certamente un’occasione felice per rileggere, nell’oggi, il valore della ministerialità della Chiesa intera.
Serena Noceti

In risposta a una domanda rivoltagli in occasione dell’incontro con le superiore degli istituti religiosi femminili, papa Francesco ha accolto la proposta di costituire una commissione che studi la possibilità di un diaconato femminile, in particolare in rapporto all’esperienza vissuta nella Chiesa dei primi secoli. 

Le parole del Papa manifestano ancora una volta la coscienza, da lui attestata fin dai primi giorni di pontificato, che sia necessario – e non procrastinabile – ascoltare le richieste, le domande, le suggestioni che vengono dalle donne, in ordine a un maggior riconoscimento e valorizzazione della presenza femminile nella Chiesa. 

Se da alcuni decenni il riferimento al “genio femminile” si è fatto frequente, nella predicazione, nella catechesi, nei documenti magisteriali, appare oggi urgente un ripensamento che tocchi le forme e le strutture della vita ecclesiale, in modo tale che gli spazi di partecipazione e i luoghi di decisione siano finalmente abitati da donne e le elaborazioni del pensiero teologico e le scelte pastorali, a tutti i livelli, siano segnate dalla parola autorevole, pubblica, competente delle donne. Peraltro un riferimento esplicito a un diaconato femminile era stato fatto nel Sinodo sulla famiglia del 2015, dal vescovo canadese A. Durocher. 

La costituzione di una commissione di studio sul diaconato appare, quindi, un passaggio particolarmente significativo, perché porta immediatamente l’interrogativo sul piano della riflessione sulla ministerialità della Chiesa intera, dei cristiani e delle cristiane, e dello stesso ripensamento del ministero ordinato. 

Colloca la riflessione sulla questione attuale nell’orizzonte della Tradizione; spinge a ripensare in modo significativo un capitolo della storia ignoto a tanti, quello di figure ministeriali femminili che hanno arricchito in molteplici modi la vita della Chiesa cristiana delle origini, e insieme sollecita a riflettere sul futuro di una Chiesa, che sia veramente comunità di donne e uomini. 

Una storia antica 

La sollecitazione a pensare una re-istituzione delle diaconesse viene posta nel 1959, nella fase ante preparatoria del Concilio Vaticano II, quando due vescovi (mons. Ruotolo, vescovo di Ugento, e mons. León de Uriarte Bengoa, vicario apostolico di San Ramon in Perù) indicarono nei vota inviati a Roma questa richiesta. In Concilio ci furono poi due interventi dedicati al tema: uno in aula, di mons. R.I. Roo, di Vancouver, su una forma di ministero “istituito” per le donne, di tipo laicale, teso alla cura e al servizio dei poveri, e uno consegnato per scritto dall’arcivescovo di Atlanta Hallinan, che chiedeva invece l’ordinazione.

Nel vivace clima dell’immediato post-Concilio l’argomento dell’ordinazione delle donne, presbiterale e diaconale, fu ampiamente studiata e dibattuta, da teologi e teologhe cattoliche e dai vescovi stessi, ad esempio durante il Sinodo dei vescovi del 1971, con documenti e proposte delle Conferenze episcopali tedesca e canadese, durante il Sinodo della Chiesa tedesca del 1972. 

Il documento della Congregazione per la dottrina della fede Inter Insigniores del 1976 e la Lettera di Giovanni Paolo II Ordinatio sacerdotalis del 1994 hanno sancito la posizione magisteriale sull’argomento. Il secondo documento, in particolare, definisce, con dottrina irriformabile, che l’ordinazione sacerdotale – all’episcopato e al presbiterato – deve essere conferita ai soli uomini maschi, sulla base della ininterrotta Tradizione ecclesiale. Del diaconato alle donne non si parla in questo documento, dal momento che si tratta – come vedremo – di un grado di ministero ordinato non sacerdotale. Sulla presenza e sulle forme di servizio delle diacone/diaconesse si è invece soffermato il documento Sul diaconato (2003) a firma della Commissione Teologica Internazionale. 

Nella tradizione viva della Chiesa 

La ricerca della commissione, presumibilmente, da un lato dovrà confrontarsi con le molteplici testimonianze dei primi secoli (II-VI secolo, in Oriente), che ci mostrano la presenza attiva e riconosciuta a livello ecclesiale di donne diacone/diaconesse (si trovano i due termini), dall’altra con la re-istituzione del diaconato (maschile) come grado autonomo e permanente al Concilio e con lo sviluppo di una teologia del ministero ordinato, nuova rispetto alla comprensione tridentina, che il Vaticano II ha maturato. Le figure ministeriali e le stesse interpretazioni teologiche del ministero, della prassi e delle funzioni ministeriali, sono più volte mutate nel corso della storia. La Tradizione della Chiesa di Oriente e di Occidente vede un’evoluzione continua per quell’elemento costitutivo che è il ministero. Unica rimane la ratio teologica ultima – la custodia dell’apostolicità della fede e il servizio al Noi ecclesiale, con l’annuncio e la vita sacramentale (cfr. Atti 6.20; Ef 4; 1Tm, 2Tm, Tt) – ma le figure e le forme di vita che la incarnano e la realizzano sono state molte e hanno visto evoluzioni significative. 

Sulle diacone/diaconesse nei primi secoli abbiano oggi decine di attestazioni di tipo letterario, liturgico, giuridico, epigrafico. Conosciamo almeno in parte il loro impegno nell’evangelizzazione e nella catechesi, soprattutto rivolte alle donne, la presenza nei riti battesimali, la visita e il servizio ai poveri, ai malati, etc. Dipendevano dal vescovo, in alcuni casi venivano sostenute economicamente dalle Chiese. 

Due problematiche sono da valutare con attenzione: il modo in cui ci avviciniamo e leggiamo le fonti patristiche (ad esempio i canoni di Concili e Sinodi relativi a condotte di gruppi eterodossi) e il loro status ministeriale da pensare in relazione alla questione della celebrazione che le costituiva. Per alcuni autori, infatti, si tratta di una vera e propria ordinazione “sacramentale”, per altri di una benedizione o di un mero mandato del vescovo. 

Figli del Concilio 

In Lumen gentium 29 viene sancita dai padri del Vaticano II la re-istituzione del diaconato come grado autonomo e permanente. Dal VII secolo in poi, infatti, il diaconato era rimasto solo come ministero transeunte in vita del presbiterato. Il diaconato viene ripensato all’interno di una rinnovata visione del ministero ordinato nel suo insieme: il recupero della sacramentalità dell’episcopato, una interpretazione fortemente ancorata su un presupposto ecclesiale più che declinata in rapporto a un fondamento esclusivamente cristologico, la ripresa della strutturazione tripartita antica, la prospettiva collegiale e non individualistica sono altrettanti aspetti di innovazione teologica e di prassi ministeriale. I diaconi vengono ordinati – dice il testo – “non ad sacerdotium, sed ad ministerium”: si tratta, quindi, di un ministero ordinato in grado non sacerdotale. I diaconi sono chiamati a servire il legame tra il Vangelo e la autenticità della vita cristiana nell’amore, in particolare per i poveri, a promuovere la relazione tra fede e servizio, tra adesione ecclesiale e diakonia di tutti. I diaconi animano le comunità e il loro servizio ministeriale nella custodia della apostolicità della fede, non sovrapponibile a quello del presbitero, né riducibile a funzioni operative (più o meno sacrali che siano), essenziale per la Chiesa nata dal Concilio. 

Il confronto sul diaconato, attestato nella Traditio ecclesiae, richiamato in alcuni dialoghi ecumenici, ripensato alla luce della teologia del ministero del Concilio e oggi oggetto di richiesta esplicita, diventa un passaggio possibile, non nella forma di una riproposizione pedissequa del passato (che diventerebbe anacronistica), ma nella figura di un ministero di donne e da donne per la Chiesa di oggi. La costituzione di una commissione di studio su una questione tanto delicata e complessa è ancora più necessaria.

È giunto il tempo per la Chiesa di ascoltare la parola e vedere l’opera di donne che, come dice l’iscrizione funebre di Aerie, diacono di Amisios (+562), siano “Fedele serva di Cristo, diacono dei santi, amica di tutti”.

 

Si ringrazia l’autrice e i redattori de Il Borgo di Parma.net per averci consentito la pubblicazione. 

Note

Serena Noceti è docente di teologia sistematica presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “I. Galantini” di Firenze, tiene corsi presso la Facoltà teologica dell’Italia centrale e l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Arezzo. Socia fondatrice del Coordinamento Teologhe Italiane, ha una ricca bibliografia, dedicata in particolare all’ecclesiologia, alla teologia di genere e alla catechesi.
Per suggerimenti bibliografici:
http://www.teologhe.org/noceti-pubblicazioni-89/
Si suggerisce la lettura
del suo commento all’Esortazione “Amoris Letitiae”, edito da Piemme 2016

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    http://www.teologhe.org/noceti-pubblicazioni-89/
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