Storie maledette
Le storie delle vittime della tratta sono tutte strazianti e tutte si somigliano. Soprattutto quelle che riguardano le ragazze avviate alla prostituzione. Prostituite e non prostitute. Una I in più che fa la differenza e dovrebbe bastare a vincere quell’indifferenza che si insinua silenziosa e colpevole nelle nostre coscienze. Tratte in inganno con l’illusione di un lavoro in Italia o, magari, a Londra, subiscono violenze, ricatti e abusi di ogni genere. Spogliate della dignità. Nei loro racconti c’è sempre un rito Voodoo per costringerle a rispettare il patto di risarcire un debito che non si estingue mai mentre i membri della famiglia di origine sono tenuti in ostaggio dell’organizzazione capillare che presidia Nigeria e Italia. Ma ieri è successo un fatto insolito. Una di queste ragazze, sbarcate a Lampedusa, è riuscita a sfuggire alle maglie della criminalità e a denunciare coloro che già in Libia gli avevano fatto capire che nel nostro Paese non avrebbe fatto la commessa né la tata. Vittima di una vera e propria organizzazione dove, a quanto pare, la donna che teneva le fila del giro era a Reggio Calabria, un suo complice a Napoli ed altri due facevano la spola tra Lampedusa e Agrigento, altri nei luoghi di origine. A questa ragazza avevano imposto la restituzione di trentamila euro! Che la Procura di Palermo indaghi, arresti e provveda a proteggere la malcapitata. Non si tratta solo di giustizia ma di rendere realmente libera una persona.