Festa di pace in Colombia
Giornata storica quella di oggi per la Colombia. Ieri, infatti, è stato diffuso il comunicato secondo il quale questa mattina sarà firmato l’accordo di pace che pone la parola fine alla guerra che per più di cinquanta anni ha insanguinato il Paese. A firmarlo, dopo più di tre anni di colloqui non privi di ostacoli, incomprensioni e contrasti, saranno Juan Manuel Santos, presidente della Colombia e Timoleón Jiménez (Timochenko), comandante delle FARC-EP (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia) insieme ai rappresentanti dei Paesi che hanno operato come mediatori e garanti: per Cuba, il Presidente Raúl Castro e per la Norvegia il Cancelliere Borge Brende. Presenzieranno anche i presidenti del Cile, Michelle Bachelet, e del Venezuela, Nicolás Maduro, insieme ai rappresentanti delle Nazioni Unite che hanno accompagnato il processo di pace. In questi ultimi dieci anni ho avuto modo di frequentare la Colombia ascoltando i racconti delle tragedie, delle ingiustizie, dei massacri che hanno lasciato sul terreno il triste oceano di morti, dolore e odio. Per campesinos e indigeni, per la povera gente, è il giorno della festa e della speranza. Il giorno della pace su cui la comunità internazionale tutta è chiamata ora a vigilare perché tanti sforzi compiuti non siano vanificati dalle politiche che non mietono morti con le armi ma con politiche economiche di spoliazione e sfruttamento del ricchezze del suolo e del sottosuolo. Che non avvenga quello che mi riferiva la saggezza di un contadino sudanese durante gli accordi di pace per quel Paese: “Tengono la mucca per le corna, per poterla mungere meglio!”. Ma intanto oggi è giorno di festa.