Educarsi alla pace
Come scrisse don Tonino Bello, “noi non siamo molto abituati a legare il termine «pace» a concetti dinamici. Raramente sentiamo dire: «Quell’uomo si affatica in pace», «lotta in pace», «strappa la vita con i denti in pace». Più consuete nel nostro linguaggio sono, invece, le espressioni: «Sta seduto in pace», «sta leggendo in pace», «medita in pace» e, ovviamente, «riposa in pace».” Ne sentiamo parlare così spesso, eppure di fronte alla domanda “cosa è la pace” molte volte rimaniamo senza parole o non siamo in grado di spiegarla.
Generalmente la pace viene considerata un valore universalmente riconosciuto, in grado di evitare situazioni di conflitto fra due o più persone, fra due o più gruppi, fra due o più nazioni. Dall'insegnamento di Gandhi e attraverso le parole di Martin Luther King invece si è fatta strada l'idea di una pace considerata non come assenza di guerra, bensì come presenza di condizioni di giustizia reciproca. Non è quindi la forma di governo che garantisce la pace, né tanto meno un insieme di trattati, ma il comportamento e le scelte dei singoli individui.
Ognuno di noi vorrebbe ritrovare una pace interiore, e ognuno di noi la intende in maniera differente. La maggior parte dei ragazzi di oggi pensa che si possa raggiungere la serenità interiore attraverso un nuovo cellulare o con altre cose banali. Chi vive invece in situazioni più complicate percepisce quanto sia difficile trovare la pace, vivere in serenità con se stessi e con il mondo che ci circonda. Ce lo insegna il premio Nobel per la Pace Malala Yousafzai, la giovane pakistana colpita alla testa e al collo da un colpo di pistola esploso da un talebano. Oggi la conosciamo tutti, ma è stata una ragazza, come tante altre pakistane, sfortunata perché vittima dei soprusi. Nonostante ciò non si è data per vinta, anzi oggi dà voce a coloro che meritano di essere ascoltati e lotta affinché tutti i bambini possano vivere tranquillamente la loro infanzia e studiare. È questo il concetto importante da cui partire, l'istruzione. Infatti ci rendiamo conto dell'importanza della nostra voce solo quando ci mettono a tacere. Il saggio proverbio “la penna è più importante della spada” dice la verità. Gli estremisti, così come le mafie, hanno paura dei libri e delle penne perché il potere dell'educazione li spaventa.
Bisogna educare alla non violenza, alla tolleranza del diverso e al rifiuto dei pregiudizi basati sulla fede o sul colore. Come dice il Mahatma Gandhi: “un pianeta migliore è un sogno che inizia a realizzarsi quando ognuno di noi decide di migliorare se stesso".
Così la pace diventa qualcosa da creare, partendo dalle proprie esperienze, e dunque differisce da persona a persona. Per questo probabilmente è un concetto che non si può facilmente spiegare con le parole, ma possiamo soltanto delinearne un' idea generale. Ognuno di noi può scoprire la pace e intenderla in cento modi diversi. Di certo chi vive una situazione disagiata o convive con dei rimorsi trova maggiori difficoltà nello scoprire un valore tanto importante, ma allo stesso tempo avrà molto da insegnare a chi è stato più fortunato.
Quando si commettono dei crimini o delle azioni di cui non si va fieri, diventa più complicato ritrovare se stessi e quindi la pace interiore, intesa come serenità. Nonostante ciò, non bisogna mai perdere la voglia di riscattarsi, anche se le condizioni in cui ci troviamo sono avverse.
In generale, quando non si parla di pace si parla di guerra, e quando si parla di guerra il discorso ruota attorno a due sfere principali: quella dei vincitori e quella dei vinti. Mentre per i primi si parla di eroi, per i secondi si parla della tragedia e dell'orrore della guerra. Nonostante le Costituzioni di molti Stati ripudino la guerra, il mondo è pieno di conflitti e le tante realtà di guerra che esistono sono spesso guerre dimenticate perché i media ne parlano poco o non ne parlano affatto. Ma in ogni caso, seppur tra Stati diversi, è sempre un conflitto fra uomini contro l'umanità.
Ma allora perché tanti uomini potenti non vogliono la pace? Semplice, perché con la guerra si guadagna di più. Ovunque, ai motivi razziali e ideologici si uniscono motivazioni economiche, come il desiderio di impadronirsi di nuovi territori per lo sfruttamento di materie prime e gli interessi delle multinazionali che producono e commerciano armi. Tutto ciò genera squilibri e instabilità sociale, da cui a loro volta dipendono flussi migratori che si ripercuotono sugli stessi Stati che fomentano gli scontri.
Malgrado nei libri di storia si parli solo di guerre e mai di pace, l'alternativa da preferire è sempre la via diplomatica e il dialogo, perché i fatti ci insegnano che l'intervento armato non ha fatto altro che fomentare la nascita di nuovi conflitti.
Cerchiamo quindi di condurre una lotta contro l'analfabetismo, la povertà, le disuguaglianze e la violenza. Noi nuove generazioni continueremo il viaggio verso la destinazione di pace, di educazione e di legalità, alzeremo la voce per i nostri diritti, e la nostra voce porterà al cambiamento perché le nostre parole e le nostre azioni possono cambiare il mondo.
Citando il poeta turco Nazim Hikmet, “nasceranno da noi uomini migliori”.