Adelante!
Cara Colombia, Colombia querida, Colombia ferita e stanca dopo 52 anni di estenuante conflitto armato, è questo il momento di stare più vicini e più uniti. Noi amici sparsi nel mondo e voi assetati di pace in cammino. Questo è il tempo in cui l’amarezza di un risultato inatteso che è giunto persino a dire no alla pace deve essere trasformata in concime per la pace stessa. Il risultato del referendum cui ha partecipato solo il 40% degli aventi diritto e nel quale solo 65 mila elettori in più hanno negato la vittoria al futuro, alla speranza e alla riconciliazione è poca cosa a confronto delle 200 mila persone uccise in questi lunghi anni, ai 180 mila sequestrati e ai 200 mila desaparecidos. A loro bisognava dare voce e diritto di voto. D’altra parte forse ci si è illusi che un Paese ferito, che per più di mezzo secolo ha parlato solo con il linguaggio della morte, potesse scegliere all’improvviso di percorrere un altro sentiero. È necessario e urgente alimentare la fiducia e il coraggio della pace. Ancora hanno prevalso le ragioni e i metodi delle oligarchie potenti che proprio dal conflitto hanno tratto vantaggi economici e di potere. I signori della guerra. Per questo il cammino si rivela ancora più lungo e più difficile del previsto. Querida Colombia, adelante. Le ragioni pure della pace sono più forti e con la voce delle vittime hanno la forza di con-vincere. È più di una speranza.