Non dimenticare Haiti
Sono passate oramai tre settimane da quando l'uragano Mattew si è abbattuto su Haiti. Una tragedia che ha scatenato tutta la sua potenza devastatrice con un vento a 230 chilometri orari su abitazioni precarie e su una popolazione già piagata da una povertà che si definisce endemica. Le cifre ufficiali parlano approssimativamente di 900 morti e di case completamente distrutte, di strade trasformate in fiumi, infrastrutture che non esistono più. Ma a pesare maggiormente è una comunità internazionale distratta rispetto alla fame che miete vittime. Il colera e la malaria in agguato. “I camion con il cibo vengono assaltati. Devono viaggiare con la scorta delle forze dell’Onu – racconta Michel Roy, segretario generale di Caritas internationalis, appena tornato da una missione ad Haiti. Giorni fa una nave con aiuti alimentari è stata costretta a fare dietrofront: al porto rischiava di scatenarsi una rivolta per il cibo”. Insomma una catastrofe, uno scenario apocalittico, che non può essere dimenticata. Una situazione che proprio noi che sentiamo ancora dentro il tremore del terremoto non possiamo dimenticare.