Shimon Peres
Un antico proverbio cinese dice: un uomo è ciò che crede di essere, ciò che gli altri pensano che sia e quello che realmente è. Quando un uomo o una donna importanti muoiono, è difficile riuscire a distaccarsi dalla pura cronaca ed è ancor più difficile capire quale sarà nel futuro la loro memoria. Shimon Peres (nato Perski) è stata una figura molto controversa e rappresenta un caso complicato da interpretare.
Ultimo dei pacifisti?
Dopo la morte, è stato salutato dalla maggior parte dei media mondiali come l’ultimo dei pacifisti. Per molti israeliani rappresenta tuttora la figura del perdente. Per molti storici e analisti è stato invece un cinico opportunista, pronto a diventare falco o colomba a seconda delle convenienze. Cosa pensasse di sé veramente non ci è dato sapere.
Quello che possiamo fare è ripercorrere la sua traiettoria politica che parte dagli albori dello Stato di Israele. Il punto di svolta è sicuramente stato l’assegnazione del Premio Nobel per la Pace nel 1994. È, infatti, un dato di fatto che nei principali libri di storia il suo nome non compaia frequentemente. Un’eccezione importante è rappresentata da un testo che descrive la colonizzazione della Cisgiordania dal 1967 ad oggi.
Peres nasce in un paesino dell’allora Polonia (oggi Bielorussia) nel 1923. Si trasferisce presto nell’allora Palestina sotto controllo britannico. Studia agraria, vive in un kibbutz e a vent’anni già si occupa di politica partecipando al congresso mondiale sionista. Si unisce presto all’Haganah, il nucleo delle future Forze di Difesa Israeliane. Ben Gurion (politico israeliano)lo nomina responsabile per l’acquisto delle armi e per il personale. Durante quella che gli israeliani chiamano la guerra di indipendenza del 1948 diventa capo della Marina.
Subito dopo si trasferisce come diplomatico negli USA per poi tornare in Israele. Negli anni Cinquanta diventa direttore generale del ministero della Difesa, sempre con il compito di acquisire armi (comprese quelle nucleari, come vedremo). Nel 1956 ha un ruolo nella guerra di Suez: Israele occupa la Striscia di Gaza e il Canale, in alleanza con Francia e Inghilterra. Deve però presto ritirarsi a causa dalla forte opposizione di USA e URSS.
In seguito, Peres viene coinvolto con Moshe Dayan nel caso Lavon, un’operazione militare “false flag” in Egitto. Deve lasciare il partito Mapai di Ben Gurion. Fonda il Rafi che nel 1968 confluirà con il Mapai nel partito Laburista. In seguito i primi incarichi ministeriali per l’Assorbimento e poi per Trasporti e Comunicazioni. In questa fase prende corpo il piano di colonizzazione della Cisgiordania appena occupata, in cui Peres ha un ruolo di primaria importanza.
Primo Ministro
Nel 1974 diviene per la prima volta Primo Ministro in seguito delle dimissioni di Golda Meir. Poco dopo perde le primarie con Itzk Rabin e diviene ministro della Difesa. Ofra, la prima colonia in Cisgiordania, nasce proprio nel 1975 con il suo beneplacito. Sempre nel 1975 il Guardian riporta di un suo incontro con il presidente Botha del Sudafrica riguardante la vendita di armi nucleari. È il primo evento indicante che Israele possiede queste armi, cosa poi confermata da Mordechai Vanunu, tecnico nucleare a Dimona, ma mai ammessa ufficialmente. La produzione risalirebbe agli anni Sessanta a seguito di un accordo siglato proprio da Peres con la Francia.
Nel 1977 Peres è di nuovo Primo Ministro, stavolta per le dimissioni di Rabin. È poi il candidato laburista sconfitto da Menachem Begin leader del Likud, partito di destra per la prima volta al potere. Peres viene sconfitto nuovamente nel 1981, ma nel 1984 è Primo Ministro di una coalizione con il Likud. In questo periodo avviene l’episodio della strage di Tunisi. Per rappresaglia, il quartier generale di Arafat da poco lì trasferitosi, viene bombardato da aerei israeliani: muoiono 71 civili mentre Arafat e i suoi restano illesi.
Dopo alcuni anni nel 1992 perde nuovamente il ballottaggio con Rabin divenendo però ministro degli Esteri. Grazie a questa posizione, nel 1994 otterrà il Nobel per la Pace con lo stesso Rabin e Arafat a seguito della firma del trattato di Oslo. Anche in questa assegnazione le asimmetrie fra le due parti sono evidenti. Nel 1995 è Primo Ministro per l’ultima volta a seguito dell’assassinio di Rabin. Nella primavera del 1996, prima delle nuove elezioni, lancia un’operazione militare in Libano. Sull’Independent Robert Fisk ha narrato il suo sgomento per la strage di Qana, a seguito di un bombardamento di un campo dell’ONU. Peres perde anche quelle elezioni contro l’astro nascente del Likud, Benjamin Netanyahu.
Nel 1996 crea “Saving Children”, una fondazione che si propone di promuovere la conoscenza e la pace fra i due popoli. Peres coinvolge chirurghi e strutture mediche israeliane per curare i bambini palestinesi bisognosi di cure che non sono disponibili nei territori occupati. Questi programmi vengono realizzati con la collaborazione e il contributo economico di enti stranieri, come ad esempio la Regione Toscana nel 2004. In Italia la cosa viene criticata: Israele è obbligata dalla convenzione di Ginevra a occuparsi della salute della popolazione occupata; la Toscana dovrebbe promuovere rapporti diretti con le autorità palestinesi.
Nel 2002 è nuovo ministro degli Esteri in un governo multipartitico guidato da Ariel Sharon. Sharon prima provoca la rivolta palestinese con una passeggiata sulla spianata delle moschee, poi scatena la sanguinosa repressione che sancisce la rioccupazione della Cisgiordania affossando definitivamente gli accordi di Oslo e la già debole autorità palestinese. Peres si fa notare negando ogni responsabilità in una strage di civili uccisi sulle spiagge di Gaza nel 2005 a causa di un bombardamento. È in questo periodo che comincia la costruzione del muro di separazione e di annessione.
Presidente
Nel 2007 viene eletto presidente dello Stato di Israele, carica che ricoprirà fino al 2014. Ha occasione di viaggiare all’estero e di promuovere in vari discorsi la pace. Contemporaneamente Netanyahu continua la colonizzazione della Cisgiordania, aumentando lo stato di apartheid dei cittadini israeliani arabi. Durante il suo mandato avvengono alcune delle operazioni più letali nella striscia di Gaza: Piombo fuso, Colonna di fumo, Margine di protezione.
Il rapporto Goldstone dell’ONU, che denuncia le responsabilità di Israele, viene praticamente ignorato.
Il 28 settembre 2016 Shimon Peres muore a Tel Aviv. La saggezza popolare ci ricorda che l’albero si riconosce dai frutti. Gli antichi romani amavano ribadire: Facta manent, verba volant. In Toscana più volgarmente si dice: I discorsi non fan farina. Quale fosse la vera natura di Shimon Peres non ci è dato sapere. Quale sia la natura della sua pace neppure. Io però ne ho un’opinione molto precisa.