La lezione rumena
Da qualche tempo la Romania ha superato l’Italia nella speciale classifica redatta annualmente da Transparency International sull’Indice di Percezione della Corruzione balzando dal 69mo posto insieme all’Italia, al 58mo. Sicuramente a questo ha contribuito l’azione determinante di una donna, Laura Codruta Kovesi, procuratore capo del Dipartimento Nazionale Anticorruzione. Un organismo dotato di uomini, mezzi e leggi più che adeguate per svolgere indagini e ottenere risultati. Tra gli altri sono stati indagati un presidente del consiglio, 5 ministri, 16 deputati e 5 senatori. Tutto questo ha portato il governo a cercare di cambiare le leggi vigenti per rendere inefficace il lavoro del Dipartimento. A differenza di quanto avviene in Italia dove la gente appare rassegnata di fronte al sistema di corruzione, in Romania nei giorni scorsi la popolazione è scesa in piazza e ha costretto il governo a fare marcia indietro sui provvedimenti che depenalizzavano alcuni reati legati alla corruzione. Segno che se è vero che bisogna riconoscere un merito al Dipartimento e a Laura Codruta Kovesi, altrettanto va sottolineata la nuova consapevolezza di una popolazione che comprende l’importanza della pulizia e della trasparenza nella pubblica amministrazione e che non è disposta ad alcuna forma di connivenza. D’altra parte non si tratta soltanto di un tema morale dal momento che in Romania si possono anche confiscare i beni di cui il soggetto indagato non riesce a dimostrare la provenienza lecita. Nel corso del solo 2015 sono stati ben 500 i milioni di euro congelati per corruzione. Per chi non l’avesse ancora capito, la corruzione ci rende più poveri tutti. (fonte: riparteilfuturo.it)