Un argine all’azzardo

18 febbraio 2017 - Tonio Dell'Olio

Per favore non chiamatele più ludopatie perché non è il gioco (ludum) a generare una patologia, una dipendenza, bensì l’azzardo. Si dovrebbe dire azzardopatia, azzardomania o GAP – Gioco d’azzardo patologico. Quello che riduce alla disperazione intere famiglie e pesa allo Stato molto più di quanto renda in termini economici. Nelle Marche, per esempio, nel solo 2015, la collettività ha dovuto farsi carico della cura di 420 casi di scommettitori compulsivi. Per queste ragioni salutiamo con insolita gratitudine la legge regionale che è stata approvata all’unanimità dalla Regione Marche e che, per quanto è nelle sue competenze, cerca di mettere un argine ai danni provocati da chi specula sulle fragilità altrui. Sale slot distanti da luoghi frequentati da giovani e da anziani, divieto di pubblicità sulla stampa locale, sui muri e per le strade, distanza da sportelli bancari e compro-oro, riduzione degli orari di apertura delle sale-gioco. Insomma, non è la soluzione, che invece ci attendiamo da una buona legge nazionale che metta “fuori gioco” questi moderni untori di manzoniana memoria, ma è meglio che niente. Anzi è la consapevolezza che qualcosa si può e si deve fare, ciascuno nell’ordine delle proprie responsabilità e possibilità. Sul piano legislativo, educativo, professionale e giuridico… purché non continuiamo ad assistere inermi a questa sciagura silenziosa o al pianto nascosto dalla vergogna delle vittime.

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