A scuola dagli alunni
“A partire da oggi con effetto immediato, gli alunni con entrambi o anche solo un genitore di origine non italiana seguiranno le lezioni scolastiche in un’aula diversa rispetto a quella del resto della classe”. Firmato: Ferdinanda Chiarello, dirigente scolastica con tanto di timbro su carta intestata e numero di protocollo. È successo in una scuola media di Vercelli, ma si trattava di una simulazione nella Giornata dedicata alla Memoria dei Giusti. Per renderla attuale, per non archiviare quei fatti negli scaffali impolverati del passato. Ma la reazione degli studenti è stata eccezionale (o naturale?). Alcuni hanno impedito fisicamente che gli amici stranieri lasciassero la classe, altri hanno cominciato ad organizzare la protesta, altri ancora hanno organizzato una delegazione che andasse ad incontrare la preside e il provveditorato… Si sono calmati solo quando i docenti hanno riferito che si trattava di un esperimento sociale per valutare la loro reazione, dal momento che questo è storicamente avvenuto in Italia per effetto delle leggi razziali. E così si sono ribaltati i ruoli. Siamo noi oggi, con i docenti di quella scuola, ad andare a lezione dagli alunni. Così come è avvenuto nella Cittadella di Assisi dove ieri, per due ore e mezza, i 600 alunni del Liceo Classico Properzio hanno seguito in un silenzio commosso e partecipato la testimonianza di Sami Modiano, uno dei pochi sopravvissuti di Birkenau e Auschwitz ancora viventi. Sono puliti, semplici, naturali, questi ragazzi che nella propria coscienza coltivano i rovi dell’indignazione e i fiori della speranza di un modo migliore di questo. Bisogna solo provare a dissodare il terreno.