Il terrorismo della guerra USA

27 marzo 2017 - Tonio Dell'Olio

Anche secondo la tardiva ammissione degli stessi vertici militari USA, il 17 marzo scorso, un bombardamento delle forze aree statunitensi nella zona ovest di Mosul in Iraq ha causato non meno di 150 vittime tra la popolazione civile. È stata aperta un’indagine per verificare le responsabilità di questo tragico “errore” ma intanto ci sono vite stroncate, distruzioni e lutti che si aggiungono alle altre sofferenze inflitte dai terroristi dell’ISIS e dalle forze irachene. A quanto scrivono gli osservatori di questioni militari, la recrudescenza degli attacchi targati USA sono aumentati in diversi scenari di guerra da quando Trump è stato eletto presidente e ha ordinato allo Stato Maggiore di usare il pugno di ferro contro i terroristi. Ci sono indagini in corso su un attacco aereo che ha colpito per errore una moschea in Siria provocando numerosi morti tra i civili come anche è successo lo scorso mese di gennaio in Yemen quando i Navy Seal hanno compiuto un raid nella provincia di Bayda. Insomma, ancora una volta la guerra semina morte e violenza come il terrorismo che si vorrebbe combattere. Al punto che la stessa popolazione civile fatica a distinguere la guerra del terrorismo dal terrorismo della guerra. Il risultato ancora una volta è che la distruzione seminata da attacchi di questo tipo rischia di favorire l’adesione di altri adepti a ISIS e Al Qaeda. Insomma, un pugno di ferro che produce esattamente l’effetto opposto a quello dichiarato. Chissà se sono questi argomenti sufficienti per convertire le semplificazioni finora utilizzate dal presidente USA. 

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