Il timone
Diceva Ernesto Balducci, di cui ricorre domani il venticinquesimo della morte, che “non c'è bestemmia più grande di quella di un bambino che, vedendo sfilare un carro armato in una parata militare, dica: che bello!”. Semplicemente perché si tratta di uno strumento di morte. Anche qualora dovesse essere usato per gli scopi più “nobili”, porterebbe inevitabilmente distruzione e morte. Ostentarlo significherebbe comunque esaltare realtà che il genere umano dovrebbe riporre negli scantinati impolverati della storia. Al contrario l'amministrazione comunale di Giovinazzo (BA) ha deliberato di erigere un monumento con il “timone verticale di coda” di un Tornado che ricorda il gesto eroico di un aviatore suo concittadino che inabissò nel mare di Taranto un simile velivolo da combattimento in avaria, riuscendo fortunatamente a mettersi in salvo. Siccome la decisione è stata assunta ma non ancora realizzata, noi auspichiamo che il primo cittadino di quella città, che peraltro è parte della diocesi che fu di don Tonino Bello, ci ripensi. Ripensi, cioè, alla portata educativa, storica e ideale che una tale decisione reca con sé. Si farebbe alleata della storia del futuro, quell’amministrazione, erigendo un monumento al timone di un peschereccio o di un aratro, simboli del lavoro quotidiano di tanti suoi concittadini. O, magari, installando un display con l'aggiornamento quotidiano della spesa militare crescente in Italia e nel mondo e l'equivalente delle bocche che si potrebbero sfamare, come ci ricorda Papa Francesco. Nella speranza che i cittadini di quella bella città facciano sentire la propria voce, i credenti denunceranno e pregheranno perché don Tonino diceva che “Chi prega ha le mani sul timone della storia”.