Lo Yemen non interessa a nessuno
Condividendolo in pieno, cedo volentieri lo spazio di Mosaico dei giorni a Pietrangelo Buttafuoco che oggi pubblica questo articolo in “il Fatto Quotidiano”.
Non vuole saperne l’America, figurarsi l’Europa, eppure – lodevole eccezione – in Italia si sa grazie a Le Iene. C’è un angolo del mondo in cui i morti contano meno, in cui pure i bambini morti contano meno, e in cui la guerra condotta in spregio a ogni norma e a ogni convenzione sembra non destare la minima attenzione – né fra i paladini dei diritti umani, né tantomeno fra le organizzazioni sovranazionali – è lo Yemen, e se ne ha notizia grazie all’inchiesta curata da Dino Giarrusso con Luigi Grimaldi. Lo Yemen è la terra dove si combatte una guerra dimenticata: un massacro sistematico attuato anche con metodi criminali, condannati da Ban-Ki-Moon nell’imbarazzato silenzio della comunità internazionale. Gli yemeniti non arrivano sulle nostre coste, sono distanti e non turbano le nostre serate, e soprattutto crepano senza smuovere le nostre coscienze. Dal febbraio 2016 in sei puntuali servizi che stanno circolando rilanciati grazie a Internet all’estero (specie in Iran), Giarrusso chiama alle loro responsabilità il governo che fu, quello di Matteo Renzi, perché tra le bombe che piovono quotidianamente sullo Yemen, ci sono quelle di fabbricazione italiana, sganciate da caccia che transitano in Italia facendo sosta all’aeroporto civile di Bologna. Il tutto in barba alla legge n°185 del 1990 che prevede un voto ad hoc di entrambe le camere. Voto, va da sé, necessario perché il ministero degli Affari Esteri autorizzi la vendita o anche il solo transito di armi pesanti a un paese impegnato in una guerra non approvata dall’Onu, o ad un paese che non rispetta i diritti umani. Dino Giarrusso ha più volte inseguito il pacioccone Paolo Gentiloni, già transitato alla Farnesina, spiegandogli che l’Italia ha le mani sporche di sangue (sangue di civili, di bambini, di innocenti), per riceverne in risposta un sorriso affabile, coerente al motto che fu di Alberto Sordi: finché c’è guerra c’è speranza. La dichiarazione ufficiale del ministero della Difesa – “quelle bombe non sono italiane” – sempre nel silenzio dei telegiornali e dei giornali, è stata corretta quando Giarrusso ha ottenuto dal parlamento tedesco la prova che quelle bombe, e l’autorizzazione alla loro vendita, sono integralmente made in Italy. Settimana scorsa Giarrusso è tornato a parlarci di Yemen perché il massacro sistematico di un Paese povero ma geograficamente cruciale per gli interessi petroliferi occidentali oggi subisce il dramma di un’epidemia di colera. Malattia ottocentesca, il colera, flagello proprio della povertà che se non fermato in tempo potrebbe diventare una catastrofe umanitaria senza precedenti.
Eppure sembra non interessare nessuno. Ma è il nostro modo di essere nel giusto. In una parentesi tonda abbiamo dimenticato la Palestina, in una parentesi quadra abbiamo seppellito vivo lo Yemen.