L’altra parata
L’abbiamo ripetuto più volte. Celebrare la festa della Repubblica con una parata militare è come fornire un indirizzo sbagliato di casa. Questa nostra Repubblica è ancora fondata sul lavoro e, almeno sulla Carta, ancora ripudia la guerra. Così vollero i padri costituenti, quelli che sulla pelle propria e della nazione portavano le cicatrici della guerra e avevano imparato a “resistere”. La parata sembra dire esattamente il contrario: un’esaltazione dell’apparato bellico contro la clamorosa assenza dei rappresentanti del mondo del lavoro. È vero che la sera precedente la consuetudine vuole che al Quirinale vi sia un rinfresco con le “alte cariche istituzionali e gli Ambasciatori esteri, esponenti della cultura, dell'economia e della società civile” – come recita il comunicato del cerimoniale della Presidenza della Repubblica – ma il biglietto da visita della festa resta quella parata inadeguata e bugiarda. Per questo alcune associazioni hanno organizzato una “Parata d’onore per chi salva vite umane” – che partirà in contemporanea con quella militare alle 11.30 nei giardini di Castel Sant’Angelo, e proseguirà poi nel pomeriggio con l’assemblea “Obiettare alla guerra e fermare la strage nel Mediterraneo: strumenti e campagne per un’altra difesa possibile”, ospitata presso la sede della Società Geografica Italiana (via della Navicella 12, ore 15). Personalmente sarei dell’avviso che le alte cariche di uno Stato fondato sul lavoro e sulla pace dovrebbero partecipare alla parata di Castel S. Angelo ma cosa scommettete che anche quest’anno saranno ai Fori Imperiali?