Il giorno di don Primo e don Lorenzo
Domani Papa Francesco si reca a rendere omaggio e a pregare sulle tombe di don Primo Mazzolari e don Lorenzo Milani. Preti che in vita hanno provato la polvere dell’umiliazione, l’amarezza dell’incomprensione e, in taluni casi, anche la vera e propria persecuzione. Ma sbaglieremmo a pensare che quello di domani sia un cammino penitenziale o una richiesta di perdono. Forse nemmeno i due l’avrebbero voluto. Piuttosto mi piace pensare a questo atto del Papa come a un riconoscimento dell’apporto creativo che quei due preti hanno offerto alla comunità cristiana e alla società tutta. Senza tema di smentita io penso che senza il loro contributo, oggi saremmo diversi. Mi piace immaginarli danzanti oggi in cielo a ringraziare Iddio per un pontificato che rilancia molti dei motivi per i quali cinquant’anni fa o giù di lì a essi fu chiesto di pagare un prezzo tanto alto. Mi sembra di vederli anche crucciati e dispiaciuti perché dalla “buona scuola” alle scelte di guerra, molte delle questioni per cui si sono spesi, sembrano non vedere ancora la luce. Mentre francamente non sono dispiaciuto di tanti apprezzamenti postumi che oggi e domani leggeremo sui giornali e sul web, ascolteremo per radio e televisione da parte di molti che non hanno mai apprezzato o rivolto attenzione alcuna all’opera pastorale, critica, sociale e ideale di don Primo e del priore di Barbiana. La spero come conversione tardiva e se invece fosse semplice e bieco opportunismo, sarà servito almeno perché qualcuno in più leggesse Lettera a una professoressa, Tu non uccidere, qualche foglio di Adesso, L’obbedienza non è più una virtù… che ardono di sacra rivoluzione ancora oggi.