Di un cattolico marginale

15 luglio 2017 - Tonio Dell'Olio
Nell'aprile 2014, all'uscita dell’autobiografia di Giovanni Franzoni, per la rivista Rocca scrissi alcune riflessioni che oggi, all'indomani della sua morte, appaiono ancora più efficaci e sincere.
Sono risalito in superficie da pochi minuti. Col sottomarino di un libro: Giovanni Franzoni, Autobiografia di un cattolico marginale, Rubettino Editore, sono rimasto per un po' immerso nelle acque di una vita intensa come quella di Franzoni per comprendere un pezzo importante della storia di questo Paese e della chiesa italiana. Un periscopio sorprendente, quello dell'ex abate di San Paolo fuori le mura, che permette di spaziare al largo con lo sguardo restando nell'utero di una storia che ai più è sconosciuta. Tutta intessuta di una coerenza sincera e assoluta che non ha mai ceduto al compromesso. Fino a pagare il prezzo salatissimo del silenzio imposto con autorità, del rigetto e dell'emarginazione. Un percorso di vita che ha visto confrontarsi senza soluzione di continuità la parola "potere" da una parte brandita come sostantivo assoluto ed esercitata talvolta con arroganza e dall'altra coniugata come verbo, ossia come filo tenue con cui cucire una storia altra. Il primo preoccupato pressoché esclusivamente di autoconservarsi e il secondo teso al cambiamento. L'uno spaventato dal vento che scuote privilegi e garanzie e l'altro pronto a cercare strade nuove per vivere con radicalità la scelta evangelica di una comunità: stare dalla parte degli ultimi. Perché si può dissentire da talune prese di posizione e da alcuni degli atteggiamenti adottati, ma non si può fare a meno di riconoscere la coerenza assoluta, l'intelligenza politica e la passione che porta a rischiare il nuovo. Franzoni e la Comunità di base di San Paolo hanno precorso i tempi, hanno vissuto una profezia del quotidiano che non poteva essere compresa e tantomeno accolta da chi vive fiutando la convenienza e l'opportunismo, né da chi adotta l'ipocrisia come bussola dei propri comportamenti. Ernesto Balducci diceva che "troppi ragionieri mangiano il pane intriso del sudore dei profeti" e forse il mondo dei ragionieri non ha ancora cominciato ad assaporare il pane sfornato in tutti questi anni dall'esperienza di Giovanni Franzoni. Anche se oggi, il magistero dei segni inaugurato da Papa Bergoglio, comincia a diradare qualche nube e a consentire un altro sguardo su quelle scelte coraggiose e incomprese.  A guardare quella storia con il giudizio dell'oggi si può arrischiare ad affermare che sia mancato non tanto l'esercizio della misericordia che ha condannato un benedettino alla riduzione allo stato laicale e una comunità a una sorta di clandestinità ecclesiale, quanto piuttosto l'arte del dialogo che avrebbe permesso un ascolto adulto senza ipocrisie e pregiudizi. Molte delle questioni che vengono dettagliatamente narrate nel libro e che hanno portato Franzoni e altri a essere definiti "cattolici del dissenso" o "catto-comunisti" sono ormai superate dalla storia, i giovani non comprendono o non credono che possano mai essere esistite tali contrapposizioni. Alcuni temi sono oggi dibattuti nelle aule di teologia o nel cuore della Chiesa cattolica. Dalla lente consunta di questo periscopio intravedo una riva non distante il cui approdo darà ragione di rotte che alcuni non vedevano segnate nelle loro carte nautiche e che altri hanno solcato con più coraggio. Amaramente ci ritroveremo forse a considerare che ci si poteva arrivare prima e insieme. Chissà! Per ora è importante cominciare a riconoscere che se ormeggeremo in nuovi porti lo dobbiamo anche all'ardimento di chi non si è accontentato di seguire i manuali della navigazione sicura e ha voluto obbedire al mare.

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