Chiese e mafie
La verità è che la presentazione fatta ieri al Dipartimento di Sociologia di Roma Tre del libro di Rosario Giuè, Vescovi e potere mafioso, è stato solo un pretesto per riflettere ancora insieme sul rapporto tra mafie e religioni e, nel caso italiano, in particolare tra mafie e Chiesa cattolica. Ne viene fuori, ancora una volta, un quadro della scuola dei macchiaioli con luci e ombre, eclatanti incomprensioni del fenomeno ed eroiche vite consacrate alla causa (dell'antimafia), distrazioni per interesse e documenti coraggiosi. In ogni caso, tutti concordano che si è accumulato tanto ma tanto ritardo e che se si vuol prendere sul serio la sfida del pontificato di Francesco, si deve ancora una volta trasformare in scelte concrete quella che potrebbe apparire come una semplice sensibilità particolare di qualcuno, fosse anche un Papa. Per questo l'antimafia, in tutte le sue declinazioni, deve diventare materia curricolare della preparazione teologica dei futuri preti ed essere inserita nell'insegnamento della catechesi e della pastorale ordinaria. E non solo in Calabria e Sicilia, ma anche in Lombardia, in Veneto..., altrimenti si correrà il rischio di continuare a non vederla perché mentre si cercano lupare e coppole, quella gioca in borsa o siede tra gli scranni della Regione o del Parlamento.