Gerusalemme capitale alziamo la posta
Antonio Papisca è stato un appassionato studioso dei diritti umani, ma non come si studia un microrganismo al microscopio, credendoci piuttosto fino in fondo, dando vita a iniziative, istituzioni e opportunità per promuoverne la cultura, la mentalità e la pratica in ogni parte del mondo. Ebbene, Antonio Papisca, a proposito dello status di Gerusalemme, ripeteva che l’ideale sarebbe di trasferire lì il quartier generale delle Nazioni Unite. Fare di Gerusalemme, insomma, la capitale del mondo. Alzare la posta. Proprio perché riconosciamo, in quella terra sacra, le origini delle fedi ebraica, cristiana e musulmana, facciamo in modo che diventi almeno un po’ zona franca riscattata dagli appetiti di una sola delle parti e garantita da una presenza internazionalmente riconosciuta. Le scelte avventatissime di Trump in quel contesto esplosivo possono rivelarsi deleterie e di certo non trovano alcun fondamento nella logica della diplomazia internazionale e nemmeno nel buon senso. Se ho capito il tipo, sono convinto che la generale levata di scudi da parte di istituzioni nazionali e sovranazionali, non solo non lo fa demordere dal suo intento ma addirittura lo galvanizza. Forse non ci resta che rivolgerci all’unico Dio che, pur invocato con nomi, lingue e preghiere differenti, ha a cuore la pace. Chissà che almeno lui non possa mutare il cuore e la mente di chi sembra non accorgersi che il mondo oggi non ha certamente bisogno del riconoscimento di Gerusalemme come capitale dello Stato di Israele, ma piuttosto di segnali di comprensione e incontro tra i popoli.