L'augurio di Giotto

21 dicembre 2017 - Tonio Dell'Olio

Se escludiamo le icone orientali, quella di Giotto è l'unica rappresentazione del Natale con due bambini. Potrebbe essere giudicata blasfema o quanto meno inopportuna ancora oggi, a distanza di tanti secoli. É un affresco che si trova nel transetto nord della Basilica inferiore di San Francesco in Assisi. Nel 1300 Giotto dipinge una natività in cui viene raffigurato un bambino tra le braccia di Maria, circondato dagli angeli e investito da raggi di luce provenienti dall'alto, in modo da sottolinearne la natura divina e, poco più sotto, lo stesso bambino tra due levatrici che lo accudiscono amorevolmente fasciandolo e nutrendolo. In questa seconda scena Gesù bambino non è circondato dagli angeli, ma dalle pecore dei pastori che vegliano nella notte. Poco distante viene raffigurato Giuseppe con un atteggiamento che lascia trasparire tutto il tormento e il dubbio che lo attraversa. Un modo scelto da Giotto per fare entrare anche noi nel presepe. Noi con le nostre perplessità e preoccupazioni, noi di fronte alle periferie o immerse in esse, noi dubbiosi non tanto (o non solo?) di fronte al mistero di quella nascita, ma rispetto a quel che ci succede dentro e attorno, vicino e lontano. Nella sua ispirazione geniale Giotto fa in modo che, nella sua dubbiosa sapienza, Giuseppe non distolga il suo sguardo dal bambino. Ed è lo spiraglio che ci auguriamo gli uni gli altri: non distrarci mai dal bambino e da quel bambino.

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