Quelle due italie
Nell’ultimo fine settimana sembra siano andate in onda due Italie diverse. Una raccontata ampiamente dai giornali che diceva di un ubriaco di ideologia, un fanatico armato che andava in giro a Macerata a sparare contro chiunque avesse la pelle più scura della sua. Sulle stesse pagine c’erano le dichiarazioni riciclate di esponenti di una politica stanca che sta superando se stessa nello scoraggiare la partecipazione democratica dei cittadini. A Roma nel frattempo “Contromafie e corruzione” faceva il punto sull’energia che una società civile vitale e sana mette in campo ogni giorno per dar vita a comunità ripulite da presenze di malaffare. Non la passerella dell’antimafia, che pone troppe persone davanti allo specchio della matrigna a recitare la formula per verificare chi sia “il più antimafioso del reame”, quanto piuttosto un lavoro serio di approfondimento su temi, luoghi, situazioni e scenari che vanno mutando continuamente e rischiano di mimetizzare una mafia più difficilmente identificabile. Tre giorni di lavoro e non di celebrazione, che hanno partorito proposte e punti di programma che, se presi sul serio da un contesto politico più attento, riuscirebbero a parlare meglio al Paese perché in grado di ascoltarlo. Purtroppo, invece, anche le questioni dell’antimafia vengono generalmente considerate uno spicchio di competenza in un panorama vasto e complesso della vita nazionale. Non ci si rende conto che economia, sociale, giustizia, sicurezza, politica estera e cooperazione internazionale avrebbero un’altra identità se fossero “mafia-free” e che, pertanto, l’antimafia potrebbe realmente costituire il midollo spinale di un programma politico credibile.