Alla vigilia dell'8 marzo
A scanso di equivoci, vogliamo dirlo il giorno prima. Non sia una giornata melensa e retorica quella di domani. Dolce sì, ma nella scia della tenerezza. Parole sì, ma che siano mattoni in grado di selciare il nuovo, la strada del cambiamento o dell'inversione di tendenza rispetto alle violenze che si abbattono pesanti sulla vita, sul cuore, sull'anima, sul corpo delle donne. Per questo suona offensivo e oltraggioso ogni riferimento poeticamente angelicato da “bacio perugina” o da “ponte Milvio”. Sono altri i momenti in cui esaltare la poesia! La Giornata della donna è tempo in cui all'impasto dei giorni si aggiunge l'ingrediente essenziale del rispetto a cui educare, delle politiche da mettere in campo per arginare le violenze e le offese, delle scelte da adottare per riconoscere con dignità ogni lavoro delle donne. Domani siano gli uomini a tacere per guardarsi dentro e smascherare ogni residuo di idea di possesso, ogni pensiero deviato in termini di sessualità e di genere, ogni pur vaga giustificazione della violenza da imparare innanzitutto a riconoscere in sé stessi. E allora sì, sarà festa e si potrà far spazio anche alla poesia, alle mimose e alle cene fuori casa.