La gente dello Yemen ha gli stessi nostri diritti

8 maggio 2018 - Tonio Dell'Olio

Nei giorni scorsi, a Iglesias, in Sardegna, ci sono state due giornate di mobilitazione e riflessione sul disarmo. Ricorderete che a Domusnovas si costruiscono le bombe per conto di RWM, un'azienda tedesca, che vengono vendute all'Arabia Saudita e uccidono civili in Yemen. Tra le altre cose, ho trovato particolarmente “disarmanti”, per semplicità ed efficacia, le parole che il vescovo Giovanni Paolo Zedda ha indirizzato all'iniziativa, dopo averle concordate col Consiglio presbiterale. Ne riporto alcune: “Sentiamo anche il dovere di ricordare a tutti, a partire da noi stessi, che la gravissima situazione economico-sociale non può legittimare qualsiasi attività economica e produttiva, senza che ne valutiamo responsabilmente la sostenibilità, la dignità e l’attenzione alla tutela dei diritti di ogni persona. In particolare non si può omologare la produzione di beni necessari per la vita con quella che sicuramente produce morte. Tale è il caso delle armi che – è purtroppo certo – vengono prodotte nel nostro territorio e usate per una guerra che ha causato e continua a generare migliaia di morti. Qualunque idea di conservazione o di allargamento di produzione di armi è da rifiutare.”. (…) “Nessuno di noi giustificherebbe mai che armi prodotte altrove fossero mandate a bombardare le nostre case, le nostre scuole, i nostri ospedali, le nostre chiese, la nostra gente. Ma le popolazioni dello Yemen non hanno i nostri stessi diritti?” (…) “C’è una sola strada da percorrere, ed è compito peculiare della politica e delle istituzioni sociali: quella di cercare uno sviluppo diverso per tutte le attività del nostro Territorio e della nostra Regione; uno sviluppo rispettoso della dignità delle persone, di tutte le persone; uno sviluppo che sia riguardoso dell’ambiente; uno sviluppo che valorizzi le nostre risorse locali, la nostra storia, la nostra Terra”.

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