La voragine del 23 maggio
Non sono solo i più anziani a ricordare quelle immagini drammatiche di un lungo pezzo d'asfalto sollevato da un'esplosione da guerra, da bombardamento, lì nei pressi dell'Isola delle Femmine, vicino all'uscita di Capaci. Simbolicamente quella era la strada della giustizia che non si piega di fronte al potere e alla forza, che vince la paura con la forza del dovere, era la strada che portava a indagare senza guardare in faccia a nessuno perché i cittadini potessero tornare ad innamorarsi di una democrazia senza compromessi e a credere che siamo davvero tutti uguali di fronte alla legge. Il prezzo che fu versato quel giorno in termini di vite umane possono raccontarlo soltanto le madri, i figli, le mogli di Giovanni, Francesca, Vito, Antonio e Rocco. Noi dobbiamo chiederci piuttosto se, a distanza di 26 anni, di quella strada restano solo le macerie delle commemorazioni, delle celebrazioni, della retorica... E onestamente possiamo rispondere che quella data ha aperto sì una voragine ma tra il prima e il dopo. Perché tante strade sono state costruite soprattutto con i più giovani per proseguire lo stesso viaggio di Giovanni, Francesca, Vito, Antonio e Rocco. Perché non si dica che quel viaggio è stato interrotto.