Don Mario dei matti
Ci sono degli amici di cui vado fiero. Tra questi vi è un prete triestino al quale il quotidiano Avvenire ha dedicato un lungo articolo per ricordare i 40 anni della legge Basaglia. Riprendo qui solo l'inizio dell'articolo. È don Mario Vatta.
“Quanti desideri si accumulano nel cuore, in decenni di nera prigionia? Dalle loro gabbie, stretti nelle cinghie delle camicie di forza, bruciati dagli elettrochoc, quanti sogni facevano, loro che erano i matti? «Così tanti da riempire un enorme cavallo di cartapesta, che fu costruito all’interno del manicomio di Trieste nel 1973 per contenere i loro sentimenti scritti su foglietti. Alto quattro metri, trainato su una piattaforma troppo larga, non passava dalla porta del manicomio e noi per farlo uscire dovemmo abbatterla. Iniziava così la nuova psichiatria». Allora don Mario Vatta, 81 anni e barba bianca, era un giovane prete e al fianco di Franco Basaglia, rivoluzionario direttore dell’ospedale psichiatrico di San Giovanni, partecipò fisicamente allo smantellamento del manicomio: «Dietro a 'Marco Cavallo' uscirono con noi seicento matti e il corteo pacifico, colorato, arrivò fino a Piazza Unità d’Italia sotto lo sguardo curioso dei triestini. Non ci furono contestazioni, quel giorno: i malati liberati erano reduci da lunghi anni di dura detenzione, erano loro ad avere paura, e questo è stato profondamente commovente...». (Fonte: Lucia Bellaspiga, «Quando uscimmo con i matti», in Avvenire del 3 giugno 2018).