Quando un uomo con uno slogan
Tra le tantissime e variegate cose che passano sui social e che, talvolta inevitabilmente, mi raggiungono, c'è un post che in questi giorni mi trovo a citare spessissimo. Parafrasando le ultime battute del film cult di Sergio Leone, Per un pugno di dollari, vi è la riproduzione della scena del duello con la didascalia: “Quando un uomo con un ragionamento incontra un uomo con uno slogan, l'uomo col ragionamento è un uomo morto”. Ricorderete, infatti, tutti la battuta originale di Clint Eastwood che dice: “Mi avevi detto che quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, quello con la pistola è un uomo morto”. Ebbene è indubbio che siamo immersi in un tempo di slogan. Ci visitano, ci parlano anche se non vogliamo sentirli, ci riempiono la pancia, tendono a stimolare in noi le reazioni più scomposte, sciolgono i freni delle buone maniere, soprattutto ci evitano il sudore del pensiero, dell'argomentazione e dell'approfondimento. Perché lo slogan è come una di quelle pietanze da “quattro salti in padella”. Preconfezionato e surgelato, attende semplicemente d'essere riscaldato e portato in tavola. È già pronto perché preparato da altri. Ma questa, francamente, è una logica alla quale non voglio rassegnarmi e so che siamo in tanti, molti più di quelli che vogliono fare apparire. Se le semplificazioni sono scorciatoie comode e sicuramente meno faticose, la riflessione implica il laborioso impegno della ricerca, ma alla fine si rivela un approdo meno precario dello slogan. Ma tant'è. Questo è il clima culturale (e sociale e politico) che si respira. Ultima consolatoria considerazione. Nel film di Leone, sovvertendo pronostici e previsioni, alla fine vince quello con la pistola.