Messico e il nostro concorso esterno

27 settembre 2018 - Tonio Dell'Olio

Sono passati quattro anni da quando il 26 settembre 2014, 43 studenti della Scuola Normale di Ayotzinapa, in Messico, scomparvero a Iguala, nello Stato di Guerrero, mentre in autobus tornavano da una manifestazione cui partecipavano annualmente. Ci sono state molte inchieste e molto fumo negli occhi, sono emerse prove certe di complicità tra narcos e polizia, così come del coinvolgimento del governatore di quello Stato e di altre istituzioni. Sono emerse varie ipotesi sulla sorte degli studenti e sono stati forniti vari indizi, ma finora nulla di realmente certo. Quel crimine orrendo resta tuttora senza colpevoli come il 98% dei reati di violenza in Messico. Una situazione impastata con corruzione e interessi economici altissimi, che provengono tanto dal narcotraffico quanto da quello di migranti e di altri traffici illeciti. Questa sera, in Assisi, ci sarà Erika Llanos, una giovane donna da sempre impegnata nella prevenzione educativa nei quartieri più miserabili di Città del Messico e al fianco delle vittime che tra lacrime e rabbia esigono verità e giustizia. Se anche le altre nazioni non considerassero un'indebita ingerenza aiutare il cammino del Messico ma la più alta forma di solidarietà internazionale cui anche i governi sono chiamati, la situazione da quelle parti sarebbe molto diversa. Il contrario configura il reato di “concorso esterno”. E correremmo il serio rischio d’essere condannati.

Ultimo numero

Rigenerare l'abitare
MARZO 2020

Rigenerare l'abitare

Dal Mediterraneo, luogo di incontro
tra Chiese e paesi perché
il nostro mare sia un cortile di pace,
all'Economia, focus di un dossier,
realizzato in collaborazione
con la Fondazione finanza etica.
Mosaico di paceMosaico di paceMosaico di pace

articoli correlati

    Realizzato da Off.ed comunicazione con PhPeace 2.7.15