Il servizio dell'informazione
Jan Kuciak è il giovane giornalista investigativo slovacco che, insieme alla fidanzata Marina Kusnirova, fu assassinato il 21 febbraio scorso. Negli ultimi giorni ci sono stati alcuni arresti che sembrano lasciar sperare nella possibilità che sia fatta piena luce sulla vicenda e che – come si dice - la giustizia faccia bene il suo corso. Naturalmente stanno emergendo complicità di pezzi delle istituzioni e un mondo di affari che vede la 'ndrangheta attiva anche in quella nazione. Ennesima prova del potere di un'organizzazione a lungo ritenuta rurale e perciò sottovalutata. Ancora una volta si ha la prova che le mafie in quanto tali non possono esistere senza l'alchimia maleodorante con la politica e che talvolta sembra quasi che i tentacoli della piovra non risparmino nessuno. Tra gli arrestati c'è anche un poliziotto. Resta per noi l'esempio di vita di quel giovane che – senza ritorni economici - ha creduto fino in fondo nelle ricadute del suo lavoro per l'intera comunità. Resta la convinzione che quello dell'informazione, prima che una professione, è un servizio alla verità e che talvolta le mafie temono i giornalisti forse più della polizia. Certo, non tutti i giornalisti. Ce ne sono alcuni con una splendida carriera alle spalle che, superpagati, imperversano nelle televisioni nazionali grattando il fondo del barile sui dettagli dei delitti “passionali” e che esibiscono plastici su stragi familiari ma mai un approfondimento sui delitti di mafia. Se non quando si tratta di fare un presunto scoop dando la parola a qualche mafioso figlio di mafioso.