Populismo
Non riesco ancora a dare al populismo una definizione che mi soddisfi. Al sovranismo sì perché, anche se il correttore automatico del programma di videoscrittura del pc non lo riconosce, di fatto è la versione aggiornata e “scorretta” del nazionalismo che invece il correttore riconosce eccome! Mi appare come la miopia astigmatica di chi non riesce a vedere al di là del naso dei propri interessi fino a non rendersi ottusamente conto che il benessere della nazione in cui abita dipende - almeno un po' - dal benessere degli altri che abitano lo stesso condominio globale. Ma il populismo è un'altra cosa. Forse è la contabilità attenta di followers e like lanciati come esche a casaccio nell'oceano della rete “per vedere da lontano l'effetto che fa”. Se funzionano, diventano cavallo da... battaglia, un mantra da ripetere alle pance dei seguaci dai salotti televisivi di reti compiacenti perché anche a loro interessa il numero dei “mi piace” e la chiamano audience. E non importa se si tratta di notizie senza fondamento condite da volgarità ripetibili soltanto nei peggiori bar del Giambellino o della Sanità. L'importante è che drenino consenso facendo rumore e fumo. Va da sé che, in questi discorsi, il concetto stesso di futuro non esiste, la progettazione lungimirante è argomento di accademia e il rispetto di chi non la pensa come me bisogna andarlo a chiederlo a “chi l'ha visto”. Che tanto io sto col popolo e il popolo sta con me. Del resto non me ne strafrega niente.