I settant'anni dimenticati
Mi lascia molto ma molto perplesso il fatto che in preparazione e in occasione del settantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani non vi siano iniziative di rilievo nelle scuole, non sono previste cerimonie, né conferenze nazionali per approfondire, aggiornare, attualizzare; non ci sono speciali in televisione né mi è capitato di vedere inserti nei giornali. Non sarà che quei principi sanciti il 10 dicembre 1948 tornino a preoccupare, a dare fastidio e a creare quantomeno imbarazzo a chi nel mondo persegue politiche un tantino distanti o incoerenti? Giusto per capirsi, lì nero su bianco è scritto che: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti” e “devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”, “Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona”, ognuno “ha diritto, in ogni luogo, al riconoscimento della sua personalità giuridica” e “alla libertà di movimento e residenza entro i confini di uno stato”. Perciò, ogni individuo ha diritto a una cittadinanza e “di cercare e ottenere asilo in altri paesi”. Se la mia sensazione fosse fondata si tratterebbe di una regressione spaventosa sul piano della coscienza umana globale. Significherebbe che siamo consapevoli che ci sono governi nel mondo che non intendono più essere fedeli a quei principi e, di conseguenza, perseguirli. Qualcuno nelle piazze e nei mezzi di comunicazione, nelle aule delle istituzioni e negli organismi sovranazionali, nella rete o porta a porta, per favore, glielo ricordi.