La banalità dell'odio
Al di sopra di ogni altra considerazione, a preoccupare non sono tanto le scelte del governo, con le quali si può essere più o meno d'accordo come avviene dalla notte dei secoli, né l'affanno dell'opposizione o la gravità dei temi in ballo, quanto il clima politico e sociale che si respira. C'è odio, tanto odio. Parole sprezzanti, giudizi pesanti, valutazioni avventate. Avviene così che, di fronte ad argomenti sicuramente discutibili che non coincidono con le proprie idee e le proprie scelte, non si risponde argomentando a sostegno delle tesi che si vuole difendere, ma si cerchi di screditare l'avversario che il più delle volte è semplicemente una persona che non la pensa come me. Succede così che, invece di spiegare perché quelle tesi sono sbagliate, si urla che uno è un ubriacone e l'altro un vecchio che farebbe bene ad andare in pensione, l'altro non deve nemmeno aprire la bocca perché non si è mai candidato e mai è stato votato e l'altro ancora è semplicemente ridicolo. Mi fermo qui per non prestarmi all'eco delle cose peggiori. In questo clima da maionese impazzita rischia di far rumore la presa di posizione delle Madamin, che poi sarebbero le sette signore che hanno convocato la manifestazione Si TAV. Ne avevano convocata un'altra per l'8 dicembre, ma quando hanno saputo che in piazza ci sarebbero stati anche i No TAV, hanno rinunciato a sfilare dichiarando pacatamente: “Nel rispetto di chi la pensa diversamente da noi. Le occasioni per esprimere positivamente il nostro pensiero non mancheranno”. Vi prego, inventiamoci un Nobel della democrazia e del rispetto e assegniamoglielo.