Quale sicurezza?
La sicurezza nel nostro Paese comincia dall'edilizia scolastica. Mi sentirei molto più tranquillo se i ragazzi a scuola non dovessero difendersi da solai, calcinacci, soffitti e controsoffitti precari o in pericolo e temere anche la più piccola delle scosse di terremoto che – com'è noto – da San Giuliano di Puglia, passando per la Casa dello studente di L'Aquila e finendo alle scuole danneggiate in Umbria e Marche, interessano quasi esclusivamente gli edifici pubblici e le scuole in particolare. Il decreto sicurezza che vorrei è quello che per l'appunto mi assicura che se avessi bisogno di un ricovero in un ospedale, non solo sarei assistito da personale e medici preparati e premurosi, ma che non corro il rischio d'essere invaso dalle formiche e che almeno le norme igieniche più elementari siano rispettate. La sicurezza che voglio è che l'aria e l'acqua e la politica siano pulite. Che la corruzione diventi un fenomeno di cui si perda il ricordo e la pratica, perché nel frattempo a tutti e in tempi certi viene riconosciuto ciò per cui pagano le imposte. Tempi certi anche nell'amministrazione della giustizia, anche nelle pratiche della pubblica amministrazione, anche nelle visite mediche di un sistema sanitario funzionante. Perché ho come la sensazione che se si riuscisse davvero a garantire questa sicurezza non ci sarebbe più bisogno di quel decreto appena varato che appare con tutta evidenza un'illusoria scorciatoia della sicurezza che invece dev'essere garantita dal riconoscimento dei diritti da parte di uno Stato efficiente.