Oggi Arabia Saudita, ieri Iraq: sempre questione di Borsa…
16-17 Gennaio 1991: inizio guerra del Golfo in Iraq
Scrivevo qualche anno fa su Mosaico di pace: “Se si cerca su Google ‘borsa 17 gennaio 1991’ si possono vedere alcuni servizi del Tg2: “Primo giorno della guerra del Golfo. Come in tutto il mondo, anche in Italia sale la borsa: Milano +4,7%. Le Borse hanno detto sì a quest’operazione militare”. (http://www.mosaicodipace.it/mosaico/a/37534.html)
E anche oggi, nello stesso scacchiere, in Arabia Saudita, con la partita Juve-Milan del 16 gennaio, prevalgono la Borsa, gli affari e i guadagni, non i diritti umani.
Qualcuno potrebbe dire perché ve la prendete per una partita di calcio? L’Arabia Saudita ha sostenuto e finanziato l’Isis. È uno stato totalitario, e il principe Saudita... te lo raccomando!
E bisogna ricordare che l’Arabia Saudita, a cui noi vendiamo le bombe prodotte a Domusnovas dalla RWM, usa queste bombe per bombardare lo Yemen, dove è in atto una tragedia, una crisi umanitaria unica. C’è stato anche l’assassinio del giornalista fatto a pezzi in Turchia in ambasciata. Allora, in una situazione così noi andiamo a giocare una partita… perché ci danno tanti soldi, non a me ma alle squadre che giocano.
In cinque anni andare a giocare tre finali e portare a casa 25 milioni di dollari! Forse sì, è servita una partita di calcio per aprire gli occhi su questa tragedia; sulla polemica delle donne che non possono andare sugli spalti se non accompagnate. Io credo che i diritti umani, la dignità della donna si aggiunge a tutto quello che dicevo prima.
Certo è che ha ragione il Presidente del Coni quando dice “ci allineiamo alla politica estera italiana”. Se facciamo affari con le armi, se l’Arabia Saudita non è mai contestata da nessuno anche il calcio si allinea.
Quindi, ben venga che questa partita del 16 gennaio sia vissuta con inquietudine per i diritti delle donne, ma anche per i diritti dei bambini dello Yemen, per le nostre responsabilità delle bombe, e sarebbe anche bello che magari la Rai o i grandi mezzi di comunicazione dessero spazio a questo, se no siamo un po’ ipocriti”.
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