Il tempo del Concilio
Ricorrono i 60 anni della convocazione del Concilio Vaticano II (25 gennaio 1959) ed è un vero peccato che siano in pochi a ricordarlo. Quell'evento fu epocale al punto da non riguardare soltanto i credenti ma tutte e tutti. Un vento di primavera non può discriminare le persone che tocca. Tutti ne avvertono la carezza. Anche chi non riesce a distinguerlo o a comprenderlo. L'eccezione è solo per chi si barrica dietro porte blindate da false sicurezze o da tradizioni nostalgiche quanto vuote. Perché quel soffio non scosse soltanto la polvere di messali e paludamenti sacri ma diede la parola al popolo e la dignità piena al riconoscimento dell'altro, all'ascolto fecondo, a una nuova immagine di Dio, alla trasparenza dei segni dei tempi. Pose la comunità cristiana non più in antagonismo concorrente col mondo ma in dialogo e al servizio del mondo stesso. Persino chi ha preteso di far tacere quel vento o di ridurlo a spiffero, oggi è costretto ad ammettere che quel 25 gennaio ha inaugurato un tempo nuovo per le chiese e per il mondo intero. E se può sembrare che questo sia un atto di amore verso quel soffio di novità, non abbia timore di sbagliarsi. Quella conciliare non è memoria nostalgica di un tempo (non ero ancora nato!), piuttosto è uno stile, una scelta, una prospettiva da adottare per avere uno sguardo nuovo e aperto sulle cose.