La pace è in lutto
Chiunque abbia a cuore le sorti della pace per l'umanità dovrebbe indossare il lutto. La decisione dell'amministrazione Trump di abbandonare il Trattato Inf dopo 32 anni, espone il pianeta a futuri drammatici quanto imprevedibili. Se la motivazione fosse stata che ormai è superato perché le nuove condizioni del mondo non sanno più che farsene di un dispositivo di controllo per i missili nucleari a media gittata, avremmo applaudito. E ci saremmo spellati le mani se la ragione fosse stata che il clima di fiducia tra Russia e Usa è ormai tale che non c'è più bisogno di un Trattato su questo segmento. Il dramma è che, al contrario, non ci si fida più gli uni degli altri e Trump rimprovera a Putin che le violazioni da parte sua sarebbero state continue e reiterate. Il buonsenso a questo punto suggerirebbe di tornare a sedersi al tavolo dei negoziati per affinare il sistema di controllo e verifica o di accettare l'invito che i russi hanno rivolto agli statunitensi di andare a visitare i siti sospetti. Invece questa rottura rischia di far saltare il banco con la conseguenza di riaprire la corsa agli armamenti (nucleari) e di tornare a far camminare l'umanità sul filo dell'equilibrio del terrore come negli anni della Guerra fredda. La conseguenza è che i Paesi della Nato, come anche la Cina, si sentono già in dovere di riprendere il proprio programma di riarmo. Ancora una volta a piangere sono i poveri che ricevevano le briciole del benessere. Ora non ci saranno nemmeno quelle perché risorse ingentissime saranno dirottate verso il nucleare militare. Chi crede preghi, ma tutti insieme ribelliamoci a un mondo che abbiamo sognato diverso per noi e per le generazioni future. E un appello particolare ai cittadini russi e americani. Temo che rivolgersi ai loro rispettivi presidenti rischia di restare un'eco di montagna.