Il coraggio della verità
A memoria d'uomo non ricordo nessun'altra istituzione che come la Santa Sede abbia avuto il coraggio di mettere in piazza i propri panni sporchi, di predisporre strumenti di prevenzione e cura e di chiedere perdono. E sì, perché ci vuole coraggio a chiedere perdono. E poi a decidere di essere inflessibili verso la pedofilia, ad ascoltare le vittime, a dire con chiarezza “tolleranza zero” verso gli autori di molestie, maltrattamenti e abusi e ad essere coerentemente conseguenziali. Senza riguardo per i titoli, fossero anche altisonanti. Ricordo piuttosto regimi che nascondevano persino lo stato precario di salute del presidente o che ne rivelavano la morte una settimana dopo! Nei dibattiti televisivi assisto a peripezie degne del miglior acrobata di circo equestre per difendere le proprie posizioni e, persino in occasione di elezioni che hanno segnato sonore sconfitte, riuscire a interpretare quei numeri come il segnale di una parziale vittoria. Nel corso di un dibattito televisivo mi ritrovai un giorno con un noto politico, molto in auge in quella fase, e gli chiesi se nel periodo in cui era stato segretario del suo partito e ministro non avesse commesso degli errori. Lui mi rispose che era inevitabile perché è umano. Ma alla mia richiesta di chiederne perdono agli italiani, mi sorrise dicendo che gli chiedevo troppo. E non era nemmeno tra i peggiori! Avere il coraggio della verità è virtù nobile e non la si può chiedere a chi non ce l'ha. Dobbiamo avere l'umiltà e la sincerità di riconoscere che la chiesa di Francesco ha dismesso i panni di don Abbondio.