Lettera aperta al vescovo di Bologna
Caro fratello vescovo Matteo, nei giorni scorsi hai rivelato di aver ricevuto “una marea di lettere anonime” da quando hai espresso il tuo parere favorevole alla costruzione di una moschea a Bologna. D'altra parte – dicevi – provieni da una città che la moschea l'ha costruita ormai da qualche anno e non ha mai rappresentato un problema. Ebbene, di fronte a tante lettere non firmate, mi assumo il rischio di inviartene una firmata eccome! per dirti fraternamente – qualora ce ne fosse bisogno – che siamo in tanti in questo Paese a ritenere che la libertà religiosa costituisca un valore e che la pace si costruisce andando persino al di là della tolleranza per riscoprire la gioia dell'incontro, la ricchezza della comprensione reciproca, la profondità delle relazioni. Che sotto lo stesso cielo si possa pregare l'unico Dio con lingue e nomi diversi, con tradizioni, gesti e canti differenti, deve piacere molto a Dio stesso e pertanto non può dispiacere a noi. “Il pluralismo e le diversità di religione, di colore, di sesso, di razza e di lingua – affermano Papa Francesco e l'Imam di Al-Azhar nel documento firmato congiuntamente ad Abu Dhabi - sono una sapiente volontà divina, con la quale Dio ha creato gli esseri umani. Questa Sapienza divina è l’origine da cui deriva il diritto alla libertà di credo e alla libertà di essere diversi”. Caro fratello vescovo, grazie.