Prima dell'8 marzo
Ogni anno non manca chi l'8 marzo si sveglia come di soprassalto ricordandosi che è la Festa delle donne o la Giornata della donna e, serio in viso, pronuncia discorsetti severi sul rispetto della condizione delle donne nel mondo, sulle violenze di cui sono oggetto, sulle misure da intraprendere per assicurare una doverosa promozione della parità di genere, sulle quote rosa e blablabla. In preparazione all'8 marzo (ma anche al 9, al 10 e all'11...) mi piace ricordare che nel “Documento sulla Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune” che il 4 febbraio scorso è stato sottoscritto da Papa Francesco e da Ahmad Al-Tayyeb, Grande Imam di Al-Azhar, c'è un paragrafo dedicato alla condizione della donna. Sicuramente sarà stato oggetto di discussioni e negoziazioni tra le parti ma alla fine, nero su bianco, dice: “È un’indispensabile necessità riconoscere il diritto della donna all’istruzione, al lavoro, all’esercizio dei propri diritti politici. Inoltre, si deve lavorare per liberarla dalle pressioni storiche e sociali contrarie ai principi della propria fede e della propria dignità. È necessario anche proteggerla dallo sfruttamento sessuale e dal trattarla come merce o mezzo di piacere o di guadagno economico. Per questo si devono interrompere tutte le pratiche disumane e i costumi volgari che umiliano la dignità della donna e lavorare per modificare le leggi che impediscono alle donne di godere pienamente dei propri diritti”. Chi pensasse che si tratta di un “risultato minimo sindacale” è pregato di confrontarsi con i fondamentalisti islamici e cattolici e nello stesso tempo è pregato di invitare parroco e imam della propria zona e fargli sottoscrivere l'impegno a mettere in pratica quel Documento su questo come sugli altri punti.