Banca Intesa risponde

Pubblichiamo di seguito la lettera di risposta di Banca Intesa alle sollecitazioni dei promotori della Campagna MancaIntesa
26 aprile 2004

BANCA INTESA

L'Amministratore Delegato e Chief Executive Officer

Spettabili
Campagna per la Riforma della Banca Mondiale
Rete di Lilliput
Pax Christi
Associazione Finanza Etica
Beati i costruttori di pace
ACEA
Nigrizia
Missione Oggi
Attac Italia

Milano, 26 febbraio 2004

Oggetto: Campagna "Manca Intesa"

Vi scriviamo con riguardo alla campagna "Manca Intesa" da voi promossa anche sul sito web http://www.mancaintesa.org. Senza ovviamente entrare nel merito del diritto di informazione, critica e pressione, vorremmo fare alcune precisazioni e dare alcune risposte alle vostre richieste.

Le vostre richieste
1. Uscire dal commercio delle armi
Banca Intesa ha deciso di non partecipare più al finanziamento delle operazioni di esportazione, importazione e transito di armi e di sistemi di arma, che rientrano nei casi previsti dalla legge 185/90. Qualora un'operazione dovesse essere giudicata come coerente allo spirito di "banca non-armata" (per esempio, finanziamento all'esportazione di armi che andranno in dotazione a forze di polizia di Paesi democratici che comunque non sono coinvolti in conflitti armati in atto), tale operazione potrà essere autorizzata in via straordinaria e in tal caso ne verrà data informazione sul sito Internet della banca.
Gli effetti di questa decisione si manifesteranno già nell'anno in corso e potranno essere verificati nella Relazione del Governo relativa al 2004.

Per maggiore informazione e per correggere un errore nella vostra documentazione, precisiamo che Banca Intesa anche nel corso degli anni passati non è stata tra i maggiori protagonisti italiani nel finanziamento del commercio di armi. Infatti nella classifica 2001 le tre banche che si sono fuse in Banca Intesa (Banco Ambrosiano Veneto, Cariplo e Banca Commerciale) hanno realizzato nel loro insieme meno del 13% del giro d'affari complessivo (importi autorizzati). Nel 2002 - anno a cui si riferisce il dato che avete diffuso - Banca Intesa non ha realizzato il 29% del totale autorizzato, bensì il 7,41%, preceduta da 5 gruppi bancari. Questa precisazione non toglie nulla al valore di civiltà della decisione presa.

2. Adottare e applicare rigorose linee guida per evitare di finanziare progetti che potrebbero violare i diritti umani e distruggere l'ambiente.
Il riferimento è al finanziamento - insieme a numerose altre banche italiane e internazionali - di tre oleodotti o gasdotti (Camisea in Perù, OCP in Ecuador e BTC tra l'Azerbaijan e la Turchia).
Per quanto riguarda i primi due progetti, si tratta di finanziamenti deliberati alcuni anni fa, quando la presenza di Banca Intesa in Sudamerica era notevole, attraverso controllate in molti Paesi. Come previsto dal Piano di Impresa lanciato alla fine del 2002, Banca Intesa ha progressivamente dismesso le proprie partecipazioni in America Latina, anche se continua a far fronte ad alcuni degli impegni presi precedentemente. Facciamo notare che all'epoca la sensibilità generale (anche delle grandi istituzioni internazionali) era fortemente orientata verso le tematiche della crescita economica, per accelerare l'uscita dalla miseria di interi Paesi e popoli.
Nel caso della partecipazione al finanziamento dell'oleodotto BTC, la decisione è invece recente e deriva dal fatto che il progetto ha ottenuto l'approvazione dell'International Finance Corporation (settore finanziario della Banca Mondiale) e della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (Bers), che l'hanno considerato coerente con le regole internazionali in merito sia al rispetto dell'ambiente sia alla tutela dei diritti umani. La maggior parte delle 15 banche che partecipano al finanziamento del progetto aderiscono ai cosiddetti "Equator Principles" per lo sviluppo sostenibile.
Nonostante la nostra quota nel finanziamento sia minoritaria, siamo tuttavia disposti a valutare nuovamente le compatibilità ambientali e umane, anche sulla base delle informazioni ulteriori che potrete fornirci voi o altre ONG.
Banca Intesa ha dichiarato più volte che considera lo sviluppo sostenibile uno dei propri principi guida e intende perseguire con coerenza e con trasparenza questa linea.

3. impegnarsi per una maggiore trasparenza, responsabilità e correttezza verso il pubblico.
Anche nelle recenti vicende di dissesto industriale e finanziario di alcuni importanti gruppi (vicende che hanno causato perdite non solo alla clientela dei risparmiatori, ma anche e in misura ingente alla banca) stiamo facendo fronte all'impegno di tutela del risparmio. Infatti abbiamo avviato immediatamente contatti con tutte le principali Associazioni dei Consumatori e siamo tra i primi a essere giunti a un accordo di conciliazione, che consentirà di valutare insieme alle stesse Associazioni le posizioni di tutti i clienti che hanno riportato un danno finanziario da questi eventi. Ben prima che la tempesta si scatenasse, abbiamo deciso di non vendere più alla nostra clientela obbligazioni prive di rating o con rating inferiore al livello di "sicurezza", certificato dalle più importanti agenzie di rating.
Tuttavia siamo consapevoli che il problema della tutela del risparmio e dell'investimento di tanti cittadini - soprattutto in una fase di bassa crescita dell'economia - diventa più complicato e richiede un rapporto sempre più professionale per ricreare un clima di fiducia reciproca. Per questo motivo, dal lancio del Piano di Impresa (circa un anno e mezzo fa), stiamo agendo contemporaneamente su due leve: da una parte, la trasparenza e la pubblicità dell'informazione sui nostri impegni e sui risultati ottenuti trimestre dopo trimestre (che forniamo regolarmente sul nostro sito Internet); dall'altra, l'investimento massiccio sulla formazione del personale, soprattutto quello che è in relazione diretta e continua con la clientela.
Un'ultima annotazione sulle vostre considerazioni riguarda la nostra presenza nei cosiddetti "paradisi fiscali". Anche in questo caso, stiamo riducendo nettamente questa presenza, soprattutto in quei Paesi compresi nella cosiddetta "lista nera" dell'Ocse. È un processo che non può ancora dirsi concluso, ma viene portato avanti con decisione e con coerenza. Nei Paesi di questa lista non intendiamo mantenere nessuna struttura operativa del Gruppo Intesa.

Speriamo, con questo intervento, di aver risposto alle principali critiche che ci avete rivolto. Ci rendiamo conto che la campagna nei nostri confronti è determinata anche dal fatto che siamo il maggior gruppo bancario italiano e come tale veniamo presi a paradigma dell'intero sistema.
Non sappiamo se per questo ruolo - come voi dite - anche le "buone pratiche" che stiamo praticando e che praticheremo sempre più saranno "in grado di influenzare il comportamento di tutti gli altri istituti di credito". Noi sentiamo come nostro impegno forte quello di dare un contributo costruttivo alla crescita del nostro Paese, non solo alla sua competitività, ma anche alla sua coesione sociale. Crediamo perciò che tutti gli stimoli (e anche le critiche) che vengono dalla società civile vadano attentamente presi in considerazione, aumentando sia l'ascolto sia il confronto.

Corrado Passera

Note

http://www.mancaintesa.org/risposta.html

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