Cittadinanza ad intermittenza
Emerson Palmieri Dos Santos, Frello Filho Jorge Luiz Jorginho, Mario Balotelli, Mauro German Serra Camoranesi, Thiago Motta, Citadin Martins Eder, Moise Kean, Stephan El-Sharaawi. Ormai si potrebbe comporre una formazione con calciatori che, con un cognome straniero o la pelle di un altro colore, hanno indossato la maglia azzurra della nazionale “italiana”. Segno che non è la cittadinanza che rende buoni o cattivi, campioni o no. Non vi sembri un ragionamento semplicistico ma a me pare che punire un folle che voleva dar fuoco a un autobus con 51 ragazzini, cambiandogli cittadinanza, mi sembra degno della stessa follia. Non serve né a punire e nemmeno a curare. Così come non vedere che, potenzialmente, in ogni bambino nato in Italia e che porta un nome che non è nei nostri calendari o che ha la pelle di un colore diverso dal roseo pallido, si nasconde un cittadino onesto, perbene e pronto a mettersi al servizio della collettività, è altrettanto folle. “Dare la cittadinanza a uno per toglierla a un altro, - ha detto l'arcivescovo di Milano Mario Delpini - di fronte a un gesto di follia di uno squilibrato, mi sembra proprio un modo sbagliato di affrontare il problema”. E poi ha aggiunto: “Più che parlare di togliere la cittadinanza o darla a titolo di premio, una tantum, a chi dovrebbe averla di diritto, come i bambini stranieri coinvolti nella tragedia, è più utile aiutare chi si è ferito, fare un’azione che faccia della vita un’occasione di fare dono. Preferisco il gesto della signora che si ferma a soccorrere una ragazzina che scesa dal pullman si era fatta male, alla reazione emotiva”. E non mi importa di quale nazionalità fosse. Né la signora, né la ragazzina.