Sulla salute globale
Tra qualche giorno (5 aprile) a Padova ha inizio Global Healt – Il festival della salute globale. A differenza dell'incontro mondiale sulla famiglia naturale/tradizionale/uomo-donna-bambini, nessuno ne parla. A Padova, che è a pochi chilometri da Verona, si parlerà delle terapie più efficaci per contrastare il virus HIV, della pericolosità di Ebola, delle malattie come diabete e cancro che erano tipiche dei paesi del Nord e che oggi purtroppo interessano tutti i paesi del mondo, anche quelli che non hanno risorse sufficienti per farvi fronte. Si parlerà di medicina con un approccio interdisciplinare che vede la presenza di economisti e giuristi, di giornalisti e divulgatori e di rappresentanti delle istituzioni che contano come l'Organizzazione Mondiale della Sanità. Insomma in quel festival si tratteranno questioni vitali. E nessuno ne parla. Non è stato avviato un dibattito serio sull'importanza che riveste quella roulette della vita che ti fa nascere in un Paese Sub-sahariano o in Svezia e sugli stili di vita, sulle scelte politiche e sugli interessi delle case farmaceutiche, sulla preparazione del personale sanitario e sui rischi che corrono i pazienti che si sottopongono alle cure, sulla connessione tra la diffusione di alcune patologie e i cambiamenti climatici. Soltanto la schizofrenia di una società che sembra sovreccitata da abbondanti dosi di “droghe sintetiche informative” confezionate nei laboratori perversi dei centri dell'informazione e della politica può stabilire un'agenda in cui l'incontro mondiale sul modello di famiglia valga un'attenzione molto più alta di uno sulla qualità della vita o sulla sopravvivenza di intere popolazioni.