25 aprile oltre l'anniversario
Sì, è vero. La vigilia e la celebrazione del 25 aprile è stata turbata da episodi che fino a qualche tempo fa non avremmo nemmeno immaginato. Rigurgiti di nazifascismo che pensavamo sepolti nel tempo e dal buon senso. Manifestazioni di ultras, lapidi danneggiate, monumenti incendiati... Ma è anche vero che le manifestazioni per celebrare la liberazione dall'occupazione nazista e dal gioco fascista hanno registrato una partecipazione maggiore, che se n'è parlato e anche discusso (che non fa mai male). Ma ci si illude se si pensa che l'anniversario (ovvero la cadenza annuale) possa essere sufficiente a creare un argine all'imbecillità, all'intolleranza e al ritorno del primatismo patriottico o razziale. Per questo scelgo simbolicamente di parlarne qualche giorno dopo. Per questo chiederei agli insegnanti di ogni ordine e grado, nel momento del loro ingresso nella professione, un giuramento sulla Costituzione nonché l'impegno a raccontare il sangue che è costata, i valori che la sostengono e quanto sia fondamentale garantirla. Piero Calamandrei chiudeva così il suo intervento conclusivo dell'Assemblea Costituente facendo memoria dei resistenti uccisi: “Essi sono morti senza retorica, senza grandi frasi, con semplicità, come se si trattasse di un lavoro quotidiano da compiere: il grande lavoro che occorreva per restituire all'Italia libertà e dignità. Di questo lavoro si sono riservata la parte più dura e più difficile; quella di morire, di testimoniare con la resistenza e la morte la fede nella giustizia. A noi è rimasto un compito cento volte più agevole; quello di tradurre in leggi chiare, stabili e oneste il loro sogno: di una società più giusta e più umana, di una solidarietà di tutti gli uomini, alleati a debellare il dolore. Assai poco, in verità, chiedono a noi i nostri morti. Non dobbiamo tradirli”.