Vittime di un inganno
Siccome siamo fin troppo abituati a macinare subito tutto e soprattutto a dimenticare in fretta, mi sembra che la sentenza del giudice Piero Grillo del Tribunale di Trapani sia passata come notizia secondaria senza meritare apparente attenzione. Eppure è da scuola perché mette il dito in una piaga aperta che dovrebbe farci chiedere perdono davanti alla storia. Quel tribunale avrebbe dovuto giudicare la ribellione del senegalese Bichara Ibrahim Tuani e del ghanese Ibrahim Amid salvati in mare dalla nave Vos Thalassa e che stavano per essere riportati in Libia per ordine delle autorità di quel Paese e dietro conferma italiana. Qualche giorno fa sono state rese note le motivazioni dell'assoluzione (23 maggio) dei due imputati che va molto al di là di quel singolo episodio: “Il potere della autorità libiche di impartire a quelle italiane direttive in vista del rimpatrio in Libia di migranti provenienti da tale Paese - si legge nel documento di 70 pagine – non discende direttamente dalla convenzione di Amburgo, ma deriva dall’accordo stipulato tra Italia e Libia nel 2017. La Convenzione di Amburgo (che regola la ricerca e il salvataggio in mare, ndr.), al contrario, impone agli Stati che l’hanno ratificata di garantire che, una volta concluse le operazioni di salvataggio dei naufraghi, questi vengano condotti in luogo sicuro dove, oltre all’integrità fisica ed alla dignità umana, sia garantita la possibilità di far valere i diritti fondamentali a partire dalla protezione internazionale”. Infine la sentenza ci fa sapere che il cosiddetto “accordo Minniti” non ha valore effettivo perché non è mai stato ratificato dal Parlamento e che tutte le persone finora riportate in Libia sono vittime di un inganno. Che figura!