Bambini colpevoli in Arabia Saudita

14 giugno 2019 - Tonio Dell'Olio

Secondo le autorità dell'Arabia Saudita, Murtaja Qureiris è un pericoloso terrorista. Di fatto ha compiuto da poco 18 anni e da cinque è in carcere. La prima volta che era stato arrestato aveva 10 anni e con alcuni amici in bicicletta s'era messo a gridare: “Le persone pretendono i diritti umani”. Ma qualche anno dopo venne fermato mentre con la famiglia cercava di uscire dal Paese per sottrarsi alle persecuzioni che avvengono contro il 15% della popolazione saudita, la minoranza sciita, che ha la colpa di abitare prevalentemente nella zona più ricca di petrolio della nazione. L'accusa che viene mossa a Muratja Qureiris è di aver lanciato delle bottiglie molotov contro una stazione di polizia mentre era sulla moto insieme al fratello maggiore. Ma sotto le torture Qureiris ha ammesso molti altri crimini che oggi non riconosce più. Dalle nostre parti queste cose si devono dire sottovoce per non rischiare minimamente di irritare il governo amico di quel Paese che potrebbe tagliare le importazioni dei nostri prodotti o sottrarsi ad ulteriori accordi commerciali di tutti i tipi. Amnesty International si sta mobilitando per salvare la vita di questo giovane raccogliendo firme e lanciando quel segnale secondo cui, di fronte alla violazione dei diritti umani, non ci si può voltare dall'altra parte e non si deve restare in silenzio. Alla vigilia del trentesimo anniversario (20 novembre 1989) della Dichiarazione dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, non possiamo accettare che qualcuno possa essere condannato a morte per reati commessi quando era minorenne.

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