Eugenio Melandri prete
La felicità di Eugenio, quando mi chiama al telefono per comunicarmi la notizia, arriva alle lacrime. Per quei pochi che non lo conoscessero o non se lo ricordassero, Eugenio Melandri oltre che essere grande amico, è stato un missionario saveriano e coraggioso direttore di Missione oggi. Nel 1989 matura la scelta di candidarsi al Parlamento Europeo nelle fila di Democrazia Proletaria e viene eletto. Naturalmente a norma del Codice di diritto canonico scatta la sospensione a divinis perché è fatto divieto ai preti di militare in un partito o in un sindacato e di rivestire cariche pubbliche. Proseguirà il suo impegno a favore dei poveri, fuori e dentro il Parlamento, soprattutto in Africa nonché per l'affermazione dei diritti delle persone migranti. L'anno scorso ha scoperto di avere un cancro della peggior specie e ha cominciato a lottare senza sosta contro quel demone. Tra le altre cose è riuscito ad avvicinare Papa Francesco per raccontargli la propria storia e si è sentito incoraggiato a non rinnegare nulla delle scelte operate. Su consiglio di qualche amico, tempo fa aveva presentato un'improbabile domanda alla Congregazione vaticana per il clero per essere reintegrato come prete. Non sono un esperto ma non ho mai sentito che questo potesse avvenire e non mi pare sia mai successo nella storia millenaria della Chiesa. Sta di fatto che, seduta stante, il cardinale Stella che presiede quella realtà, ha dato parere favorevole chiedendo contestualmente al card. Matteo Zuppi se fosse disponibile ad accoglierlo nel clero di Bologna. Eugenio è tornato ad essere riconosciuto come prete senza aver mai smesso di esserlo dentro di sé e per tantissimi altri. E ora stiamo organizzando la sua prima messa che intende celebrare sulla tomba di don Tonino Bello. Perché se essere preti significa vivere il servizio gratuito verso gli altri, Eugenio non ha mai tolto quel grembiule. E ne siamo felici.