Amazzonia dell'umanità

25 settembre 2019 - Tonio Dell'Olio

Come fai a dire che l'Amazzonia non è dell'umanità ma della tua nazione? Come ti salta in mente di definire confini alla natura che “per sua natura” non ha mai conosciuto dogane? Nel bene e nel male. Se scoppia un reattore nucleare di una centrale come Chernobyl o Fukushima, l'aria e i fiumi ne trasportano le scorie senza pagare dazi. Un'intera foresta produce e dona ossigeno gratuitamente ai polmoni di ogni abitante del pianeta. I confini sono cose nostre, roba da essere umani, e non del creato che vive libero nell'aria e nell'acqua. Chi dicesse il contrario - mi spiace – è da manicomio. E chi volesse bloccare l'aria pulita entro i propri confini, altrettanto. Certo, il mondo è preoccupato di chi vuole sostituire l'esportazione libera di ossigeno con quella di anidride carbonica. Di chi, quell'ossigeno che il Creatore ha donato a tutta l'umanità, voglia sottrarre ai polmoni di tutti. Attenzione: di tutti. Anche al tuo respiro e a quello dei tuoi figli. E a quello dei tuoi nipoti e degli altri ancora. Perché sporcando il mondo, tutti siamo perdenti. Non ci sono vincitori. Per questo l'Amazzonia è dell'umanità. I Paesi entro i quali l'immensa foresta si trova (Brasile, Bolivia, Perù, Ecuador, Venezuela, Guyana Francese, Suriname e Guyana) sono chiamati a custodirla con il contributo obbligatorio di tutte le altre nazioni. Dell'umanità, appunto.

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