Il miracolo di San Francesco 2
C'eravamo lasciati con la speranza di un miracolo. Abbiamo ascoltato il discorso del Presidente del Consiglio: “Dobbiamo impegnarci con la massima determinazione a realizzare un Paese più giusto, un Paese più solidale – ha detto. E poi ha parlato di asili nido ed equità contributiva, di lotta all'evasione, di protezione dell'ambiente, di sanità, di lotta alla povertà, di impegno per la ricostruzione delle zone colpite dal sisma fino a paragonarsi al Francesco che accoglie l'invito del crocifisso: “Va' e ripara la mia casa”. “Ecco, sento questo come una mia missione quotidiana, al servizio dell’Italia, - ha detto - l’impegno a occuparmi di ciò che è nostro, della nostra casa, dell’Italia, per consegnarla migliore alle generazioni che verranno”. Infine parlando di Assisi come città di pace ha affermato che questa non può essere “un'espressione retorica” e ha assicurato che farà di tutto “perché possa contribuire a diffondere questa cultura che relega via il gesto violento, perché il gesto violento, se pure appare risolutivo, non è mai quello che assicura la composizione di un conflitto”. Dopo di lui, ma a diretta Rai ormai spenta, ha preso la parola Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, e ha detto che sottoscriveva il discorso appena pronunciato ma che aveva dimenticato lo scandalo della spesa militare mondiale e che si augurava che proprio l'Italia potesse indicare una controtendenza riducendo quegli investimenti a vantaggio della spesa sociale. Non essendo un dibattito, Conte non ha potuto replicare ma intanto ha sentito, qualcuno glielo ha ricordato e noi speriamo che il Presidente del consiglio ci pensi. Il miracolo di Francesco ha avuto inizio. Un'altra dimenticanza è stata quella delle politiche migratorie. Chiediamo a San Francesco di ispirare buoni sentimenti a chi sa lui.