Gli effetti dei decreti “sicurezza”
Mi si stringe il cuore e contemporaneamente cresce la rabbia. Non la semplice indignazione ma la rabbia. Lamin, Kofi, Abdul, Ibrahim sono solo alcuni dei giovani immigrati che conosco e che sono disperati perché in base ai decreti “sicurezza” varati dalla genialità diabolica del precedente governo, non gli è stato rinnovato il permesso di soggiorno. Tra l'altro almeno alcuni di loro hanno argomenti più che validi e concreti per dimostrare di non essere semplici migranti economici ma di correre seri pericoli se dovessero rientrare nei loro luoghi di origine. Peccato che nessuna commissione li abbia ascoltati davvero! Eppure oggi sono costretti a lavorare in nero perché nessuno potrebbe intestargli un contratto di lavoro, vivono per strada perché i luoghi di accoglienza che conosciamo non possono più ospitarli e, soprattutto, sono molto a rischio. Kumi l'altro giorno mi ha confidato di essere stato avvicinato da certi brutti ceffi che gli hanno chiesto di iniziare a spacciare. Finora ha avuto la forza di dire di no, ma domani? Questa è la realtà generata dai decreti “sicurezza”. Una realtà che crea maggiore insicurezza per gli stessi immigrati e per noi. Le mafie, ovviamente, ringraziano. E proliferano.