L'economia che uccide

16 ottobre 2019 - Tonio Dell'Olio

E adesso tutti a piangere sul latte versato anche se si tratta piuttosto di “sangue versato”, quello dei curdi. Tutti a dire che non avremmo mai dovuto vendere armamenti a Istanbul (46 milioni di euro solo nei primi 6 mesi del 2019!) e a scoprire che addirittura in questo Paese che fa parte della nostra stessa alleanza NATO, non solo abbiamo venduto armi per centinaia di milioni di euro, ma addirittura Leonardo Italiana ha delocalizzato in Turchia la produzione di implacabili elicotteri Agusta A129 Mangusta che sono veri e propri strumenti di morte che si stanno rivelando particolarmente micidiali e letali in queste ore. L'indignazione - amara ma sincera - nasce dal fatto che organizzazioni promosse dalla società civile come OPAL – Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa (non a caso con sede in Brescia) e la Rete Disarmo che raccoglie tante organizzazioni, in questi anni non hanno fatto altro che denunciare esattamente quel pericolo che oggi si sta tragicamente realizzando. Ma, ora in nome dell'occupazione da garantire, ora per via della fedeltà all'alleanza del patto atlantico, o ancora “perché la situazione economica non ci consente il lusso di ripensamenti etici...”, abbiamo preferito esportare strumenti di morte. Coerenza vuole che oggi alle inermi popolazioni curde messe a ferro a fuoco, chinando il capo e arrossendo per la vergogna, dovremmo coerentemente poter rispondere che abbiamo preferito ancora una volta i soldi alla vita. Punto e basta. Quando Papa Francesco parla di “economia che uccide” si riferisce anche a questo.

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