Stragenerale Bombone Sparone Pestafracassone

28 ottobre 2019 - Renato Sacco

Tra pochi giorni sarà il 4 novembre. Anniversario della Vittoria? Diciamo meglio: fine di una carneficina, di una ‘inutile strage’. Giorno di lutto per i tanti morti. Il 4 Novembre è da ricordare, certo. Ma dalla parte delle vittime, non dei carnefici.

Da giovedì 24 ottobre si celebra in tutto il mondo la Settimana internazionale per il Disarmo, iniziativa decisa e promossa nel 1978 delle Nazioni Unite.

Molte guerre sono in corso. In particolare la Turchia sta massacrando i curdi al nord della Siria, anche con le armi made in Italy. Ancora guerra, ancora, massacri, ancora stragi. Ancora tante, troppe armi. Ad es. in Libia, in Afghanistan, dove i morti civili sono stati solo nel 2018 circa 4.000.

Leggo anche di una parlamentare che ha presentato interrogazione al ministro dell’Istruzione perché ci sia un richiamo per l’Istituto Gobetti (Omegna, Vb) e per chi lo dirige affinché si evitino strumentalizzazioni.

La dirigente scolastica, insieme ad altri, ha espresso dubbi sulla decisione di intitolare al Generale Diaz una piazza davanti alla scuola, il Liceo intitolato a Piero Gobetti. Vignetta

E via con la retorica della Vittoria, della Grande Guerra, “la denigrazione delle figure militari, tanto più eroiche come quella del Diaz, rappresentano un disvalore culturale che non può trovare terreno fertile nella scuola”, scrive l’onorevole Augusta Montaruli.

Mi chiedo: ma quali sono gli aspetti eroici del Generale Diaz?

Perché si continua a parlare di Vittoria nella Grande Guerra?

Perché si celebrano sempre i Generali responsabili delle guerre e non i poveracci mandati a morire come carne da macello? Molti di loro avevano più o meno l’età degli studenti di oggi.

 

            Forse possono aiutare questi quattro suggerimenti:

  1. Rileggere le dichiarazioni di papa Benedetto XV, che nel 1917 definì quella guerra in corso: “orrenda carneficina”, “suicidio dell’Europa civile”, “inutile strage”.

Vogliamo proporre ai giovani come modello un carnefice? Uno stragista?

  1. Rileggere d. Milani che dalla scuola di Barbiana scrive: Poi siamo al 1914. L’Italia aggredì l’Austria con cui questa volta era alleata. (…) Avete detto ai vostri ragazzi che quella guerra si poteva evitare? Che Giolitti aveva la certezza di poter ottenere gratis quello che poi fu ottenuto con 600.000 morti? Che la stragrande maggioranza della Camera era con lui (450 su 508)? Era dunque la Patria che chiamava alle armi? E se anche chiamava, non chiamava forse a una “inutile strage”? (l’espressione non è d’un vile obiettore di coscienza ma di un Papa).

(Lettera ai Cappellani militari toscani, 23 febbraio 1965).

  1. Riascoltare la canzone di Enzo Jannacci, ‘Il Monumento’: Il nemico è colui che vuole il monumento. Per le vittime da lui volute. E ruba il pane per fare altri cannoni. E non fa le scuole e non fa gli ospedali. E non fa le scuole per pagare i generali. Quei generali, quei generali, quei generali. Per un’altra guerra...”
  2. Rileggere La guerra delle campane di Gianni Rodari, lo scrittore-poeta per bambini nato proprio a Omegna 99 anni fa.

Lo Stragenerale Bombone Sparone Pestafracassone e il Mortesciallo Von Bombonen Sparonen Pestrafrakasson. È proprio il caso di dirlo, con un sorriso: quelli sì che erano Generali!   Lo Stragenerale e il Mortesciallo salirono sulle loro automobili e corsero lontano, e consumarono tutta la benzina, ma il suono delle campane li inseguiva ancora”.

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